Il Comune di Milano ha annunciato la programmazione espositiva – sempre negli anni 2022-2024 – dei Musei Civici, ovvero Acquario, Museo del Novecento, GAM Galleria d’Arte Moderna, Castello Sforzesco, MUDEC Museo delle Culture, Museo Archeologico, Casa Museo Boschi di Stefano, Casa della Memoria e Palazzo Morando | Costume Moda Immagine, ai quali si aggiunge la Fabbrica del Vapore, con focus dedicati a fumetto, scultura, arte contemporanea e architettura.
Sono tanti gli artisti protagonisti della programmazione espositiva di Palazzo Reale a Milano sino al 2024. Grandi monografiche di autori di rilievo del panorama della storia dell’arte dall’antichità a oggi.
Fino a gennaio 2023 Milano ospiterà Relationship di Richard Avedon, mostra dedicata al fotografo e ritrattista statunitense che presenterà oltre 100 ritratti a personaggi famosi del mondo della politica, dello spettacolo e dell’arte.
Palazzo Reale ospiterà da marzo a luglio 2023 David Hockney, con una mostra che esplora i temi più ricorrenti della sua poetica, natura, tecnologia, gioia e rinascita.
Da aprile a giugno si ritorna alla fotografia con una esposizione dedicata a Helmut Newton, mentre l’autunno 2023 sarà costellato dalle mostre di Giorgio Morandi, El Greco, Goya, Gabriele Basilico e Bill Viola, quest’ultimo con una esposizione di lavori che vanno dagli anni Settanta a oggi. Data da definire, infine, per Pace, mostra di Michelangelo Pistoletto.
Da segnalare, per quanto riguarda gli altri musei del circuito del Comune di Milano, sino a marzo 2023 la mostra di Andy Warhol alla Fabbrica del Vapore, al PAC a marzo 2023 mostra Yuri Ancarani, mentre il MUDEC nel 2023 dedicherà un focus a Zanele Muholi, ad aprile 2023 Toulouse Lautrec sarà di scena alla GAM che, ad aprile 2024, presenterà un corpus di 50 disegni di Joseph Beuys.
Al Superstudio Più, poi, sino al 12 Febbraio 2023 c’è Pop Air, la mostra del Balloon Museum dedicata all’arte ‘gonfiabile’ con diciotto artisti e collettivi d’arte internazionali, l’ideale per gli amanti dell’arte e del design anni 70, del vintage pop e dei più piccoli.
La mostra è dedicata all’inflatable art che porta la capacità riflessiva dell’arte contemporanea e la leggerezza della materia (l’aria). L’allestimento è dinamico e ludico, interattivo, ma anche in parte riflessivo. L’obiettivo è quello di creare un dialogo aperto ed emotivo con il pubblico, fornendo spunti sui temi attuali. Il visitatore è al centro di un percorso esperienziale in cui l’interattività è protagonista.
Ogni opera ‘gonfiabile’ dà vita a nuovi spazi di socializzazione fisica, digitale e culturale generando nel fruitore un mix di stupore, curiosità e riflessioni su tematiche della contemporaneità. Passeggiando tra personaggi immaginari eppure iper reali, in formato maxi, si ha l’occasione di osservare nuove espressioni e tecniche artistiche legate al mondo delle mostre interattive.
Divertimento, quindi, ma anche consapevolezza; ironia e riflessione. Ambientazioni dal design inaspettato e dalla forte interattività accolgono il visitatore lungo la Balloon Street, viaggio tra opere dai colori pop e dalle suggestioni ironiche in cui gli spettatori diventano protagonisti scattando fotografie e video dell’esperienza.
Nei seimila metri quadrati di spazio trovano dimora temporanea soggetti dalle sembianze antropomorfe e zoomorfe che animano il percorso espositivo con tinte accese e forme anticonvenzionali e fuori scala, come Airship Orchestra di Eness, tribù di figure dall’aspetto ironico e giocoso che coinvolgono anche per mezzo di un’esperienza sonora in cui dialogano luce e musica, ma anche i colorati e misteriosi Ginjos personaggi frutto della creatività di Rub Kandy.
Lo scultore Max Streicher presenta invece Silenus, gigante addormentato dalle dimensioni monumentali che mostra allo spettatore la sua vulnerabilità. Attraverso la tecnologia gonfiabile sembra respirare o agitarsi lentamente, come prima del risveglio.
Oggetti della quotidianità e la loro interazione con lo spazio sono indagati da Cyril Lancelin con Knot, grande nodo a maglia di cui non si percepiscono l’inizio e la fine e da Geraldo Zamproni con Volatile Structure, grandi cuscini rossi che sembrano reggere la struttura circostante, in una perenne tensione tra contenuto e contesto.
L’indagine sulla natura e l’osservazione dell’equilibrio tra caos e immobilità sono i tratti distintivi del collettivo artistico Hyperstudio, che presenta Hypercosmo, e del duo Quiet Ensemble, che ne firma la performance multimediale e svela A quiet storm.
Le installazioni immergono in ambienti in cui mare, cielo e pioggia assumono una veste inedita. Un universo moltiplicato e psichedelico, avvolto da atmosfere rarefatte accoglie lo spettatore in Never ending stories di Motorefisico, dove la percezione del luogo circostante cambia con il movimento del singolo.
L’interazione tra persona e spazio prende forma con l’intervento site-specific Giallo 368, del collettivo Penique Productions, che si appropria di un grande ambiente e ne modifica la percezione: un involucro leggero e colorato avvolge la stanza e si trasforma in un’architettura viva, animata dall’aria generata da ventilatori, che crea nello spettatore un senso di disorientamento.
Karina Smigla-Bobinski, ispirandosi alle scoperte delle neuroscienze sull’autoconfigurazione del cervello, presenta negli spazi di Superstudio l’inedita Polyheadra, installazione interattiva che innesca un dialogo diretto con il pubblico.
Chiamato a partecipare attivamente alla configurazione dell’opera, lo spettatore potrà assemblare tubi gonfiabili di diverse dimensioni in modi sempre differenti e documentare il risultato attraverso fotografie e video.
L’aria diventa elemento architettonico con Tholos di Plastique Fantastique, omaggio ai templi dell’antichità, rivisitati in chiave inflatable. L’installazione, svelata in anteprima mondiale in occasione della mostra, riflette con ironia sulla geometria e sulle forme svelando elementi inediti, realizzati con materiali specchianti e trasparenti.
La mostra, candidata a BEA Best Event Awards, è organizzata ponendo grande attenzione all’impatto ambientale.
di Francesca Caetani Lovatelli
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