Abbiamo incontrato Lucia Lo Palo, manager attiva nel settore della governance ambientale, sociale e aziendale, ovvero le tematiche ESG.
Essere se stessi, in simbiosi con la natura
Erich Fromm nel suo libro “Avere o Essere”, pubblicato nel 1976, portava già avanti la tesi secondo la quale la personalità dell’uomo contemporaneo è investito da due modalità, quella dell’avere e quella dell’essere.
Nel suo approfondimento di qualche anno fa Valentina Cavera, ora giornalista freelance presso HASTAGMAGAZINE, riteneva necessario essere educati all’Essere: “E’ necessario comprenderne le motivazioni, rivoluzionare la mentalità di una società malata che ci sta conducendo verso la distruzione. Il forte processo di industrializzazione calpesta la vita animale e vegetale e si ripercuote, nel suo tentativo estremo di omologazione mondiale, anche sulle tradizioni”. E parlando allora dell’argomento che più le sta a cuore, il design, e in particolare del design ricostituente in Broken Nature, esposto alla Triennale, aggiungeva: “Il filo rosso che lega l’uomo alla natura non può essere spezzato perché noi stessi siamo parte della natura; per questo quando il pianeta soffre anche noi subiamo l’eco del suo tormento. Con il design ricostituente si tenta per mezzo di strategie e produzioni di sensibilizzare all’esistenza di questo legame e al rispetto verso ciò che ci circonda, analizzando sia gli ecosistemi sociali sia quelli naturali”.
IL GREEN DESIGN
Del resto è accezione comune che il green design è la nuova visione che include un aspetto di sostenibilità alla creazione di oggetti e ambienti d’arredo, perché siano rispettosi dell’ambiente in cui viviamo e perché riescano a trasmettere un senso di ritrovata armonia.
Questa posizione, a nostro avviso certamente condivisibile, trova però spesso critiche, sia che si parli di sostenibilità nell’ambito della nostra vita privata, sia che se ne parli in termini di macroeconomia e di interventi a livello normativo in campi di grande interesse come la governance ambientale, sociale e aziendale (ESG).
GLI AMBIENTALISTI RADICAL CHIC
Nel 2021 Roberto Cingolani, allora Ministro per la Transizione ecologica, si era scagliato contro gli «ambientalisti radical chic»: “Segnano un punto di svolta nell’ambientalismo nostrano permeato da una visione ideologica a senso unico e incapace di approcciarsi a un tema tanto importante quanto delicato senza paraocchi” ha affermato. E concludeva: “Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti, ideologici: loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato”.
Chiediamo il parere di Lucia Lo Palo, manager ESG di un importante gruppo italiano con sedi in vari Paesi europei. Nella vita professionale si occupa di ambiente, sostenibilità e governance aziendale.
INTERVISTA A LUCIA LO PALO
“Il tema dell’ambiente ha radici profonde e non può essere incasellato nella querelle dei salotti radical chic” ci dice subito
Quali sono queste radici profonde?
“Le conoscenze scientifiche riguardo i cambiamenti climatici sono ben dimostrate e indiscutibili. Il pianeta Terra si sta surriscaldando, questo è dimostrato da un aumento medio globale delle temperature dell’aria e delle acque, dallo scioglimento dei ghiacci e dall’aumento del livello del mare. È stato inoltre dimostrato che la principale concausa del riscaldamento globale è l’attività umana, ed in particolare è la diretta conseguenza di un aumento nell’atmosfera di CO2 prodotta in seguito alla combustione di carburanti fossili.
L’ambiente non è una realtà astratta al di fuori dell’essere umano, semmai la vita umana è simbiotica con il pianeta cosi come tutte le altre creature. L’uomo con il suo bagaglio d’intelligenza e immaginazione ha acquisito il potere di plasmare la natura, abusandone in un modo spesso ignobile; ma la natura non è né buona né cattiva e continua comunque il suo corso, a volte riportando ordine dove principalmente l’uomo ha messo caos”.
C’è una maggiore consapevolezza nella tutela dell’ambiente?
“La produttività umana, i consumi, l’evoluzione dell’uomo stesso sta portando una nuova consapevolezza sociale ed economica volta alla tutela del nostro pianeta. I bambini lo sanno benissimo, in loro la simbiosi con il pianeta è innata e non hanno bisogno di grandi spiegazioni sull’importanza di preservare un’alleato quale la nostra terra: sì, perché la terra non è un’entità astratta ma un’estensione fisica. Preservarla, proteggerla, rieducarci attraverso le nuove tecnologie e la digitalizzazione come strumenti di produttività green saranno le soluzioni e i diktat di continuità per tutti”.
Che futuro vede a breve termine?
“Il percorso più naturale di sostenibilità è volto da anni al recupero massimo delle materie di scarto per creare prodotti nuovi ed energia. Attraverso l’ausilio di tecniche conosciute ma potenziate stiamo riportando la nostra terra a produrre prodotti naturali e biosostenibili, nel rispetto dei nostri mari, dei nostri campi e della nostra aria”.
Come si muove l’industria?
“L’industria sta cambiando, piano piano ci stiamo avviando ad un percorso di cambiamento di mentalità che vedrà toccare tutti i settori economici ed aziendali. Una nuova frontiera, quella ESG, sta penetrando velocemente nel tessuto produttivo proprio per indirizzarlo verso l’ambiente e la sostenibilità sociale. Un’epoca nuova sta nascendo, un’epoca che non demonizza l’uomo come antagonista cattivo del pianeta, ma ne esalta l’umanità come amica e alleata, volta a consegnare il testimone di coraggio e amore alle nostre generazioni future”.