19th

Settembre

Intervista con Maurizio Nari

Fare due chiacchiere con Maurizio Nari, al mixer semplicemente Nari, 55 anni, dj producer romagnolo che da sempre fa ballare il mondo con dj set e produzioni d’ogni tipo, significa farsi trascinare da un turbine di energia e voglia di fare che è difficile da raccontare. Negli anni ha portato a casa tanti successi. Ne citiamo solo due: “Atom” dei suoi Nari & Milani è uno brani simbolo dell’elettronica degli anni ’10 del 2000 (uscì nel 2012). “Sunshine & Happiness” di Nerio’s Dubwork, uscita nel 1999, rappresenta invece la musica di fine anni ’90 grazie al ritmo incalzante  ed alla voce unica di Darry Pandy… Tutto questo sarebbe abbastanza per quasi tutti. Non per Nari. Che infatti mica si vuol fermare. 

“Acetone, la label che ho creato con Jens Lissat e porto avanti con l’importante supporto di Stefano Tosi va molto bene, anche se devo dire che nell’ambito funky house su Beatport la battaglia è sempre più dura, perché si sono risvegliati i big”, racconta Nari. “E’ diventata una gara a chi fa il disco più bello e forte è più dura… e senz’altro l’abbiamo iniziata noi, che in meno di due anni con Acetone siamo già riusciti a diventare un punto di riferimento”.

Mentre scriviamo al numero 2 di Beatport Funky House c’è un pezzo di Acetone, c’è “Soul” di Max Milian e SWS e in top ten c’è pure “Benirras” di Nari e K.A.M.A.. Acetone propone brani che partono  quasi sempre qualcosa dal passato musicale e lo ripropongono in modo nuovo, adatto ai tempi. “Qualche volta di nostre tracce in top ten ne abbiamo addirittura quattro”, continua Nari. E’ un team di artisti decisamente affiatato, in cui oltre a Nari, Jens Lissat e Steve Tosi, si fanno sentire forte prima di tutto Max Magnani,  Giorgio V.  e Sandro Puddu e poi anche altri artisti.

Come vi state preparando all’inverno con Acetone?

“Abbiamo in uscita diverse tracce in cui crediamo molto. E siccome la musica non basta, ci stiamo concentrando anche sugli accordi internazionali. Per questo parteciperemo all’Amsterdam Dance Event, l’ADE, un meeting fondamentale per noi addetti ai lavori della dance.  Abbiamo già fissato diversi incontri importanti, con grandi label musicali di diverse parti del mondo: una americana, una europea ed una del Sud Est Asiatico. Se riuscissimo a chiudere anche un solo accordo sarebbe un risultato importantissimo!”.

A che punto della tua carriera ti senti?

“Sono già molto soddisfatto di quello che ho creato con progetti che partivano da zero. Per questo oggi forse preferisco guardare al passato con gli artisti di Acetone, che sono tutti dj esperti e pure dare una mano a giovani talenti, nell’evolvere il proprio talento. Un paio con cui sto collaborando sono davvero forti. Per qualcuno di loro sono in ballo anche collaborazioni internazionali, che non cito per scaramanzia. E’ bello lavorare anche sulla musica di altri”.

Fare sempre le stesse cose forse annoia?

“Non lo so, so che a 55 anni un dj è giusto che si guardi intorno e inizi anche a fare altro. Ad esempio io mi occupo anche di video, sono socio in una scuola di cinema, Scuola Cinema Cesena. Il mio socio è un importante regista teatrale ed è stato lui che mi ha chiesto se mi interessava far parte di questa avventura. Io ho detto sì ed abbiamo ottimi risultati. Anche nell’ambito del cinema far crescere il talento altrui dà soddisfazione”.

Come vedi il panorama musicale attuale?

“Invece di dire le solite banalità, ovvero che ieri la musica era migliore di quella di oggi, mi limito a dire che spesso i top dj oggi rielaborano idee del passato musicale. Qualche esempio? Hugel non ha mai pubblicato un pezzo di successo assoluto totalmente originale, proprio come David Guetta negli ultimi anni. Uno dei motivi di questa situazione credo sia che ogni locale ed ogni festival oggi ha una sua anima musicale. Invece “Don’t You Worry Child” degli Swedish House Mafia, uscita 10 anni fa, la suonavano tutti: il festival musicale elettronico ed il locale ‘commerciale’ sul mare.”

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