21st

Settembre

Ritorno a scuola: la parola ai protagonisti

Crescita, incertezza verso il futuro, voglia di imparare e impegno nel trasmettere. Energia, speranza e senso di responsabilità. Ecco alcuni dei temi emersi da alunni e insegnanti a noi di Milanodabere.it, alla domanda: “Com’è il ritorno a scuola?”

Cominciamo dai più giovani. Le prime risposte alle nostre domande vengono da Angelica, 18 anni, studentessa al quinto anno di liceo classico. La finalità è quella di capire cosa si dice quest’anno nel corridoio, com’è il ritorno a scuola visto con gli occhi di chi scrive nel diario, si porta la merenda da casa, scarabocchia il banco e odia il gesso.

Quali sono i tuoi sentimenti di fronte a questo nuovo inizio?
“Il ritorno a scuola è stato sicuramente diverso, io personalmente sono stata molto felice di tornare dopo la lunga assenza. Tutto è ovviamente cambiato ed è giusto così. Bisogna fare attenzione, sanificare la mani, usare la mascherina. Per il momento nella mia scuola si ha la possibilità di fare la ricreazione fuori ed è un grande vantaggio”.

Noi giovani esplicitiamo una grande antitesi, siamo una categoria spezzata, colpita da contraddizioni. C’è chi combatte eroicamente per l’ambiente, chi abbraccia questioni mondiali e chi invece non si mette la mascherina in luoghi affollati e non rispetta la distanza. Dove inizia la responsabilità a scuola?
“È importante a scuola cercare di responsabilizzare i ragazzi e istruirli con l’informazione per far capire sopratutto i rischi che un aumento di contagi comporterebbe. Bisogna cercare di rispettare le norme e farle conoscere. La cosa certa è che durante l’estate siamo tutti usciti e nell’atto pratico a volte risulta difficile stare lontano dai propri amici. È una sfida”.

Alla paura del presente durante la chiusura, ora si è sostituito un timore nei confronti del domani per molti punti di domanda senza riscontro. Ti spaventa il futuro?
“A me in realtà il lockdown ha aiutato. Ho avuto il tempo per capire cosa voglio fare nella mia vita con più consapevolezza. E stata un’opportunità per interrogarsi. Io non ho paura del mio futuro e spero che anche i miei coetanei la pensino come me. Il pessimismo non serve“.

Il punto di vista di chi siede alla cattedra

La parola a Simona, 45 anni, maestra di scuola elementare.

Qual è la sfida di quest’anno scolastico? Reputi diverso, ora, il tuo ruolo educativo?
“La scuola è cambiata perché c’è l’emergenza sanitaria. Bisogna portare la mascherina, rispettare la distanza. Siamo in un ambiente chiuso, i ragazzi devono essere istruiti e responsabilizzati. Si cerca però di tranquillizzare gli animi e anzi non bisogna drammatizzare. Il piacere di rivedersi è stato enorme. La scuola è un momento di crescita, la DAD per quanto utile, dal punto di vista umano, non ha aiutato. Il patto di responsabilità noi lo abbiamo fatto anche con le famiglie che devono valutare lo stato di salute dei loro ragazzi, è una catena di collaborazione. Ai miei alunni dico sempre che dobbiamo cercare di mantenere la scuola aperta, perché a scuola si sta bene, si parla, ci si diverte, si cresce“.

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