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Ottobre

Sui cocktail Milano è meglio di Londra, parola di Filippo Sisti

Per Filippo Sisti, Milano è una delle capitali mondiali del cocktail. E se oggi nei locali spopola il gin, l’Americano è il cocktail simbolo della città

Adottato da Milano a tutti gli effetti. Filippo Sisti è nato a Voghera nel 1983, ma da tempo risiede e lavora nel capoluogo lombardo, dove ha saputo mettere in risalto il suo talento al bancone rientrando in quella categoria di barman tra i più apprezzati in Italia e all’estero. A lui è giusto riconoscere il ruolo di capostipite della cosiddetta ‘cucina liquida’, tecnica che prevede l’utilizzo di ingredienti tipici delle ricette food nella realizzazione di cocktail. Sisti ha iniziato a lavorare alla corte di Carlo Cracco, poi da un paio di mesi si è tuffato in una nuova avventura professionale, diventando socio del Talea, cocktail bar inaugurato in Via Argelati (leggi qui).

Milanodabere.it ha incontrato il bartender e gli ha posto alcune domande che riguardano Milano. Ecco come ha risposto.

Filippo, quali pensi che sia il cocktail che simboleggia oggi Milano?
“Sembrerà strano, ma identifico la città con l’Americano, un drink semplice da preparare che quasi a colpo sicuro riesce a fare breccia nei clienti. Un po’ come Milano stessa, una città che, alla fine, difficilmente non riesce a farsi amare. L’Americano non è sicuramente una ricetta perfetta e pur con alcune sue leggere imperfezioni risulta vincente ed è il drink ‘sempre giusto’”.

In città in questo momento qual è lo spirit che spopola nei bar?
“Milano non fa eccezione e si allinea al trend dominante a livello internazionale. E, dunque, il distillato più richiesto e amato dagli avventori è il gin, la cui domanda continua a crescere di anno in anno. Per ora è un fenomeno in costante ascesa”.

Talea sala 10

Talea è il nuovo locale di Filippo Sisti. Al bancone una variegata scelta di cocktail che si rifanno alla cucina liquida. Prenotando si può poi partecipare a Vivarium: degustazione di cinque mini cocktail in uno spazio separato 

Il locale milanese che più di altri ti ha ispirato e spinto a diventare un bartender?
“Ce ne sono alcuni, ma se devo sceglierne uno dico il Rita & Cocktails. Fin dal giorno della sua apertura, e oramai parliamo di oltre 15 anni fa, questo posto ha mantenuto ben salda una sua logica fondata sul concetto reale di innovazione. Il bancone del Rita è davvero un laboratorio all’avanguardia in tema di miscelazione”.  

Oggi si sente spesso dire in giro che Milano sia diventata la capitale italiana del cibo. Sei d’accordo?”
Allora, con tutto il rispetto per la città che trovo magnifica, non penso che parlando di food sia così. Ci sono altri luoghi del nostro paese che possiamo, a giusto titolo, considerare i veri riferimenti dell’alimentazione italiana. Ciò detto, Milano è, a mio parere, la numero in Italia quando si parla di cocktail. Il livello medio della mixology proposta nei locali serali è molto elevato. E mi spingo anche più in là, affermando che qui si beve meglio che a Londra”.

Quindi cosa manca per riconoscere la palma d’oro dei drink miscelati a Milano?
“Nulla, sarebbe un premio totalmente meritato. Il problema è che regna ancora un certo scetticismo. La città è sottovalutata e ancora indissolubilmente legata a un’immagine oggi desueta, ovvero essere soltanto quel luogo dove ‘bere un buon aperitivo’. Davvero riduttivo. Ma d’altra parte molti stranieri identificano il nostro paese come il regno della pizza e basta…”

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