8th

Dicembre

Intervista a Mango

Se vi capita tra le mani Ti amo così (Sony/BMG), l’ultimo album di Pino Mango, non perdete tempo: ascoltatelo con attenzione, soffermatevi sulla musicalità e sull’eleganza dei versi

Questi 12 brani inediti compongono forse uno dei lavori discografici più importanti della maturità artistica del cantautore lucano. “Ti amo così” attraversa  la lirica d’amore, il pop, il rock vibrante, ma soprattutto la passione per la musica, lontana da ogni asfissiante etichetta.

Allora, Mango, in giro c’è crisi di idee e di nuove sonorità. Mi sembra invece che lei non abbia questo problema. Come si inserisce questo nuovo album nella sua splendida carriera?
“Proprio perché è l’ultimo questo album si inserisce sicuramente al primo posto nella mia carriera. E’ quello che ovviamente sento più vicino, che mi rappresenta di più. Nel lavorarci ho dato ampio spazio alla ricerca e alla sperimentazione soprattutto del suono. E’ il primo disco infatti in cui ho cercato e sono riuscito a far coincidere il suono delle parole del testo con la composizione musicale”.

C’è un omaggio anche la canzone classica napoletana con ‘I’ te vurria vasa”. Come mai questo inserimento?
“Sono innamorato di questa canzone, trovo che sia la più bella canzone della tradizione partenopea in quanto esprime appieno il sogno del popolo napoletano, attraverso il quale esso raccontava il proprio quotidiano che è poi la radice del romanzo popolare. Oggi è tutto troppo veloce, non c’è tempo e non c’è spazio per sognare. Ed è proprio l’idea di recuperare questo sogno, il dramma positivo che questa canzone racconta e ad avermi spinto ad interpretarla”.

In “Ti amo così” c’è un misto di melodia, impegno sociale e lirica d’amore. A quale di questi tre aspetti si sente più vicino il Mango del terzo millennio?
“Indubbiamente a tutte e tre e nella stessa misura”.

Ha coinvolto anche sua moglie e i suoi figli in questo lavoro. Non la mette a disagio conciliare vita privata e vita artistica?
“In realtà sono due aspetti che non conciliano affatto. La famiglia è una cosa, il lavoro è un’altra e spesso ruba moltissimo tempo alla famiglia. Laura, mia moglie, che ha accantonato la sua carriera per dedicarsi appieno alle nostre figlie, è un esempio lampante di come le due cose non vadano d’accordo”.

I divorzi artistici vanno di moda in questo periodo. Perché questa separazione dalla sua label storica?
“Perché fa bene secondo me cambiare aria ogni tanto. No, scherzo. La continuità nel lavoro di squadra è molto bella e costruttiva ma a volte si spezza. Con le persone con cui ho lavorato molto bene nel corso dei miei ultimi tre album purtroppo si è rotto quel feeling che considero fondamentale e quindi ho preferito cambiare”.

Ha pubblicato anche un bel libro di poesie, dove ci sono molti riferimenti al Sud, alla sua terra. Come vive Pino Mango il rapporto con il suo territorio?
“Il mio territorio è rappresentato dal Meridione d’Italia ma più in assoluto riconosco come la mia terra il Sud del Mondo: un territorio immenso, ricco di innumerevoli tradizioni e culture dalle quali ricavo infinite ispirazioni per il mio lavoro”.

Una volta, al termine di un suo concerto, una sua fan mi ha detto che Mango le trasmetteva forte emozioni perché nei suoi testi e nelle sue melodie c’è sempre la ricerca di un gusto nuovo, capace di fondere sonorità anglosassoni con quelle tipicamente mediterranee. Si ritrova e quanto conta un consiglio di un suo fan per le scelte artistiche future?
“E’ molto importante il consiglio di un fan. Ma è molto importante che il consiglio rimanga tale e non diventi una guida per un artista che altrimenti perderebbe di spontaneità e sincerità nei confronti del pubblico stesso”.

Come trascorrerà Mango il prossimo Natale?
“In famiglia e con gli amici, come lo scorso anno. Ripeterò infatti il felicissimo esperimento di un paio di settimane di festa in compagnia di mia moglie, delle mie figlie e degli amici con le rispettive famiglie in un casale in campagna”.

Quando la vedremo dal vivo a Milano?
“Presto. Il tour partirà a metà febbraio circa e toccherà i teatri e i palazzetti d’Italia”.

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