8th

Dicembre

25 anni senza John Lennon

“Bang, bang, sei morto”. L’8 dicembre del 1980 Mark David Chapman voleva entrare anche lui nella storia. Alle 22.50 davanti al Dakota Building di New York sparò a John Lennon, anima dei Beatles, uno dei musicisti più creativi del XX secolo. Quei cinque colpi di rivoltella avrebbero cambiato il corso della storia musicale: Lennon, che aveva appena compiuto 40 anni, era stato un punto di riferimento per più generazioni.

A 25 anni da quella tragica sera, proprio quelle generazioni si fermano e ricordano la storia di quel piccolo uomo occhialuto. Un’infanzia infelice a Liverpool con una madre poco presente ed un padre marinaio che lo aveva abbandonato da piccolo, quella chitarra che gli fu regalata e l’ammonimento della zia Mimì: “Smettila, John – gli rimproverò – con quell’affare non andrai da nessuna parte”. E invece fu proprio dalle corde di quello strumento che iniziò il sogno. Dal piccolo palco del Cavern Club di Liverpool con il gruppo dei Quarry Men, che nei primi anni sessanta sarebbero diventati Silver Beatles e poi assieme a Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr, la band più famosa del mondo: I Beatles.

Gli anni sessanta di John Lennon con i Beatles sono stati i nostri anni sessanta, quelli delle minigonne, del rock ‘n’ roll che imperversava d’oltreoceano, del tentativo di afferare piccole o grandi utopie, della ricerca di nuove sonorità che fino a quel momento erano insensate. Gli anni settanta di John Lennon senza i Beatles, sotto l’ala protettiva materna della compagna-amante Yoko Ono, sono stati un’esplosione fluidificante di creazioni, di disegni sparsi dallo humor tagliente, di provocazioni oscene, di versi di poesie che ti restavano legati al dito per sempre, di marce pacifiste sotto il vessillo del “Power to the people” o del “Give peace a chance”.

Gli anni di John Lennon con Yoko Ono sono stati più importanti di quello che avremmo potuto immaginare perché il corso della composizione lennoniana ha preso delle pieghe di impegno sociale che non ha paragoni. Provate a riascoltare Working class hero (1970);  Imagine (1971), proclamata la canzone più bella del secolo scorso ed uno degli inni pacifisti più intensi che siano stati scritti; Sunday Bloody Sunday (1972) sulla tragedia irlandese; o Happy Xmas (War is over), cartolina musicale natalizia che denuncia tra le righe l’insostenibile guerra del Vietnam. Ma Lennon è stato anche “amore” con ballate indimenticabili come “Jealous Guy”, “Love”, “Oh, my Love”, “Steel and Glass”, “Beatufil Boy” o “Woman”, una delle canzoni più belle dedicate al gentil sesso.

Queste canzoni hanno aiutato ognuno di noi ad uscire da una sorta di letargo. E forse proprio questo ci è mancato di John Lennon in questi 25 anni: una figura carismatica che ci spronasse, che ci provocasse in maniera intelligente, che ci aiutasse a riflettere, a soffermarci sui nostri diritti, a cogliere dell’istante tutta la sua fragranza. Il sottoscritto deve molto a John Lennon. In un pomeriggio di venti anni fa le sue canzoni diventarono la colonna sonora della sua ribelle adolescenza, distogliendolo da noiose lezioni di latino e greco e spingendolo verso nuove mete, in lunghi viaggi che lo hanno portato tra Londra, Liverpool e New York. Per chi volesse ricordare John Lennon oggi, basterà accendere una piccola candela sul davanzale della propria finestra e leggere questi versi che la signora Yoko Ono Lennon mi ha spedito in un Natale di alcuni fa: ” When you are feeling bad/Do one thing a day/To make your heart dance./It could be a simple thing like looking up the sky”. 

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