Con un valore totale del mercato del vino in Italia nel 2022 di circa 14,2 miliardi di euro, di cui il 60% proveniente dall’export, emerge la necessità di affrontare le sfide per mantenere e migliorare la competitività.
Il mercato del vino italiano
Il mercato del vino italiano è un affascinante mondo in cui tradizione e innovazione si fondono per creare un’esperienza unica: le etichette italiane raccontano storie di territorio, cultura e passione. Le cantine, spesso gestite da famiglie per generazioni, sono autentiche custodi di tradizioni millenarie. Ma nonostante la forte radicazione nella storia, il mercato del vino italiano è tutto tranne che statico: nuove generazioni di enologi stanno portando innovazione e creatività nel settore. Le bottiglie italiane non sono solo sinonimo di eccellenza, ma anche di avventura e sorpresa.
Attualmente, il costo del capitale investito nelle operazioni vinicole è superiore al suo ritorno, principalmente a causa della polverizzazione delle aziende. L’approccio proposto da Terre D’Oltrepò è quello di gestire il vino come un’estensione dell’industria manifatturiera ed alimentare, con investimenti mirati in tecnologia e cultura, portando l’industria del vino a privilegiare il ruolo dei produttori.
Terre D’Oltrepò: pensare al futuro del territorio dell’Oltrepò Pavese e della più grande cooperativa vinicola del nord Italia
La missione di Terre D’Oltrepò è quella di creare un polo vinicolo industriale integrato e sostenibile, in grado di catalizzare e valorizzare le risorse inespresse del territorio. Il rilancio del Gruppo si concentra principalmente sull’incremento della capacità produttiva e industriale, con un focus particolare sulla qualità del processo produttivo, che dovrà essere trasparente e certificato ad ogni passo. Il modello di riferimento è quello della regione della Champagne, dove un singolo centro di pressatura ha dimostrato di catalizzare e incrementare la capacità produttiva dell’area. L’obiettivo è aumentare la capacità produttiva acquisendo nuovi soci oltre i 5.000 ettari di contribuzione attuale, che includono sia l’Oltrepò Pavese, sia i Colli Piacentini.
Terre d’Oltrepò si rinnova
Terre d’Oltrepò sta rinnovando l’approccio con il mercato grazie all’arrivo del nuovo CEO, Umberto Callegari, protagonista di una carriera internazionale di grande prestigio: il suo ruolo di World Wide Commercial Lead di Customer Transformation presso Microsoft lo ha visto guidare un team di 400 advisor strategici, svolgendo un ruolo cruciale nella trasformazione digitale di Microsoft: sotto la sua guida, la pipeline aziendale ha raggiunto i 20 miliardi di dollari con un ROI di circa 1:80 evidenziando la sua abilità nella creazione di nuovi ricavi e modelli di business in contesti globali e complessi.
Ora Umberto Callegari (nella foto) si trova al timone di un’impresa vinicola con un enorme potenziale. Il suo approccio manageriale e strategico si riflette nella visione a cinque anni, dove prevede un completo cambiamento del modello operativo, investimenti nell’industrializzazione del gruppo e una focalizzazione su uno sviluppo sostenibile, margini accresciuti, internazionalizzazione del business e la creazione di una rete di partner strategici”.
“È stata una scelta di cuore” ci confida ”Essendo nato e cresciuto in Oltrepò, era logico arrivare alla più grande cantina cooperativa della Lombardia: mi ero sempre chiesto come fosse possibile che, mentre il vino italiano ha avuto uno sviluppo così incredibile nel mondo, l’Oltrepò non lo avesse ancora avuto”.
Gli impatti tangibili dell’operato di Terre D’Oltrepò sono già visibili. “Però resta il fatto che oggi non siamo in grado di fare sistema” commenta Umberto Callegari “e questo si riflette anche nel mondo del vino. Il vino italiano vale in tutto circa 14 miliardi di dollari: il primo produttore italiano, che è CIV, fa 700 milioni, il primo produttore mondiale, Castel Group che è francese, genera circa 16 miliardi di fatturato annui da solo”. Parlando dei cambiamenti internazionali, ha sottolineato poi il drammatico impatto delle condizioni postBrexit nel mercato UK, con accise in aumento e vendemmie sempre più calde a causa del surriscaldamento globale. “O noi creiamo un polo industriale capace di catalizzare la nostra capacità produttiva e di creare un cambiamento culturale di modello operativo passando da logiche di puro prodotto a logiche di servizio end to end, da aggiungersi all’investimento in eccellenza operativa e branding, oppure il futuro non sarà roseo, non solo per l’Oltrepò ma, credo, per il sistema del vino italiano”.
Il Pinot Nero, splendida risorsa di Terre d’Oltrepò
Oggi l’Oltrepò è una distesa immensa di dolci colline, solcate da quattro valli, dominate da castelli, torri e rocche, a dimostrazione di un solido legame tra storia e natura, tra nobiltà e vignaioli. L’Oltrepò è un insieme di 13.500 ettari vitati, un territorio dal passato nobile dove la vite da sempre fa parte del paesaggio e della tradizione. Siamo nel cuore della più vasta area in Italia vocata alla coltivazione di Pinot Nero, terza in Europa dopo Borgogna e Champagne con il 75% dei terreni dedicati alla coltivazione del vitigno.
Questo è un privilegio per il territorio, specialmente se parliamo di metodo classico da uve Pinot Nero, cioè il 75% della produzione italiana e la quarta regione al mondo per questo vitigno. “La Franciacorta è 2,200 ettari e non ha più Pinot Nero e non ha più Chardonnay; Trento non ha più Pinot Nero e non ha più Chardonnay; l’alta Langa non ha più Pinot Nero e non ha più Chardonnay” ci ricorda Umberto Callegari “Solo l’Oltrepò ha Pinot Nero, quindi, è ora di creare un polo industriale che faccia da elemento catalizzatore: tra l’altro abbiamo la possibilità di aggregare a livello culturale, perché l’Oltrepò è 13.000 ettari e altri 6.000 se consideriamo i Colli piacentini, quindi un territorio con una leva di circa 20.000 ettari che ha la possibilità di avere un unico centro industriale che faccia vino per sé, per i soci, ma soprattutto per gli altri”.
Recentemente, al Merano Wine Festival sono stati premiati numerosi vini di Terre d’Oltrepò. Tra questi, spiccano il Testarossa del 2016 di La Versa, un Pinot Nero al 100% (Premio Rosso), e la Collezione 2008 (Premio Oro). Inoltre, il Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese del 2022, anch’esso al 100% Pinot Nero (Premio Oro), e il Clefi del 2019, un Riesling Renano al 100% (Premio Rosso), entrambi prodotti dalla Cantina di Casteggio.
Terre D’Oltrepò ha delineato il proprio impegno verso la creazione di una piattaforma vinicola in grado di fornire “operations as a service” per soci e partner, specialmente per il metodo classico da uve Pinot Nero, senza dimenticare la necessità di un approccio congiunto tra aziende, sindacati, associazioni e politica per realizzare la visione di Terre D’Oltrepò, capofila della prima filiera enologica integrata e circolare della Lombardia.