Scomparso nel 2016, Bernardo Caprotti lascia un ricordo indelebile come uno dei pilastri dell’imprenditoria milanese. Era il fondatore della catena Esselunga. “Molto si potrebbe dire, a partire dalla innovatività degli inizi, nel 1957” leggiamo su di un accorato articolo pubblicato da Famiglia Cristiana “primo supermercato in Italia, primo negozio con prodotti prepesati e preconfezionati, passando per l’originalità delle campagne pubblicitarie, mai volgari, mai aggressive … e di questi tempi non è poco! Per arrivare ad un’azienda che vale miliardi e che dà lavoro a migliaia di persone”.
Ma come è arrivato Bernardo Caprotti a concepire negli anni ’50 un innovativo circuito distributivo per una gamma di prodotti come quelli che oggigiorno ci sembra ovvio trovare nei supermercati? A questa domanda rispondeva al settimanale Panorama, con una notevole autoironia “All’inizio c’è sempre un fattore irrinunciabile, il culo, mi scuso per l’espressione… potremmo chiamarlo «fattore C». Comunque, io vado in America e appena arrivo a Houston, in Texas, mi portano a fare la spesa in un supermercato. Quando sono tornato dall’America ci è stata proposta l’opportunità di entrare in questo business con Nelson Rockefeller, il figlio di colui il quale aveva «inventato» il petrolio. Ci proponeva di esportare in Italia l’esperienza dei supermercati”.
Inizia così la sua ascesa il re dei supermercati, l’acerrimo nemico delle Coop: l’annosa diatriba con le cooperative rosse è protagonista del libro Falce e carrello. Le mani sulla spesa degli italiani che Bernardo Caprotti ha pubblicato con Marsilio Editori nel 2007.
Nel 2020, quattro anni dopo la morte dell’imprenditore, un arbitrato su Esselunga, voluto dagli eredi per comporre le tensioni createsi per la divisione del patrimonio, valuta l’intero gruppo 6,1 miliardi di euro: il 30% è andato in mano a Giuseppe e Violetta Caprotti 1,83 miliardi (915 milioni a testa). Si conclude così la procedura per determinare il valore di Supermarkets Italiani, che detiene il 100% della catena di supermercati. E si pone fine alla controversia fra gli eredi di Bernardo Caprotti, con l’acquisto da parte socie al 70%, la moglie Giuliana Albera e la figlia Marina, del restante 30% dai due figli di primo letto del fondatore.
di Paolo Brambilla