31st

Ottobre

La lungimiranza di Rocco Princi

Il successo di Rocco Princi: il Princi dei famosi locali milanesi che prima di essere un marchio è un cognome. Qualcuno tra voi lo conoscerà già per la nomea del suo “brand”. 

Rocco Princi, comincia la sua avventura imprenditoriale giovanissimo con un laboratorio di pane a Villa San Giovanni (RC). A poco più di vent’anni con due figli ancora piccoli, anche per dare loro un futuro con maggiori opportunità di lavoro, decide di trasferirsi dalla Calabria a Milano.

Fin dall’inizio ha chiaro in testa cosa fare: produrre pane come prima ma non più solo in un laboratorio. Ricerca il contatto diretto con i clienti, vuole capire cosa preferisce la gente, cosa domanda, senza intermediari: solo così può accorciare i tempi di risposta ai desideri dei clienti.

Gli inizi

A venticinque anni (il 27 dicembre 1986) apre il suo primo negozio milanese, in piazzale Istria, una zona di grandi condomìni alla periferia nord di Milano, esponendo esclusivamente il pane prodotto dal suo forno. Si stabilisce con la famiglia in un appartamento sopra la bottega, per poter essere un tutt’uno con l’attività e il lavoro, coinvolgendo anche la moglie, allora ventiquattrenne. 

In poco tempo riesce ad incrementare in modo significativo il suo giro d’affari: la formula di proporre molti tipi di pane solo fresco, pizze, focacce e dolci in moltissime varianti, riscuote un successo immediato. 

Rocco Princi monitora di continuo il suo mercato e viene a sapere (siamo alla fine degli anni ottanta) dell’imminente apertura di supermercati e ipermercati con insegne importanti nelle zone limitrofe. Oltre all’Esselunga di Viale Zara, sarebbero arrivati anche GS, Auchan e Il Gigante.

Il suo pane è senza dubbio diverso da quello dei forni industriali ma Princi immagina che la gente, anche per comodità, possa più facilmente acquistare quello proposto all’interno del supermercato. L’intuizione è quella di spostarsi in centro, in aree con alta densità di popolazione residente e/o con un alto transito di persone per via della presenza in zona di punti di attrazione come cinema, teatri, agenzie di moda, locali di vita notturna, tutti punti nevralgici della “Milano da bere”.

Il centro e la notte

Inizia così la sua migrazione verso il centro con la prima apertura in Largo La Foppa, cui seguiranno, seguendo gli stessi criteri, via Speronari, viale Ponte Vetero e piazza XXV Aprile.

La seconda decisione, apparentemente banale, ma in realtà molto utile per rendersi visibile ad un certo tipo di clienti, è quella di tenere aperti i punti vendita anche la notte.

 La terza idea è quella di proporre, mantenendo sempre altissima la qualità, una gamma di prodotti molto ampia offrendo non solo la rivendita di pane ma anche la possibilità di fare colazione, di pranzare e da ultimo di ritrovarsi da “Princi” per un aperitivo.

La quarta direttrice di innovazione (che come le precedenti va ovviamente contestualizzata a trent’anni fa) è quella di progettare degli ambienti di vendita gradevoli, mai visti prima di allora nel settore. Il tradizionale panettiere con Princi cambia radicalmente aspetto e diventa più simile ad un locale di moda. 

La combinazione di tutti gli elementi citati porta a modificare l’esperienza di acquisto del consumatore: è una piccola rivoluzione copernicana nel modo di vendere il pane più che nel modo di produrlo. 

Alla conquista del mondo

Princi, ben prima che il “food” e la ristorazione diventassero fenomeni ripresi e spinti da tutti i mezzi di comunicazione, fa tendenza a Milano e inizia ad essere conosciuto anche fuori in città.

Il modello, che dal punto di vista organizzativo si fonda su un controllo continuo da parte dell’imprenditore e dei suoi familiari della produzione e su una attenta gestione del personale nei negozi, porta la società a risultati di successo nettamente sopra la media.

Siamo ormai nel 2008 e il fondatore è soddisfatto del cammino fatto ma non esita a cogliere l’opportunità di portare la sua idea originale per la prima volta all’estero: nel centro di Londra

L’operazione di aprire un nuovo locale a Soho gli richiede di formalizzare un accordo con un partner straniero sia per avere supporto finanziario sia per avere le entrature e i contatti necessari, non conoscendo allora né la lingua, né il contesto oltremanica.

Anche il negozio di Londra (di 1000 metri quadrati), che impone al nostro panettiere continui spostamenti tra Milano e la capitale inglese, si rivela nel giro di pochi mesi un grande successo. 

L’Expo

I positivi risultati complessivi portano Princi a decidere per un altro investimento importante: in prospettiva dell’apertura dell’EXPO del 2015 a Milano, viene aperta una quinta location in corso Venezia. Nel frattempo lo stile dei punti vendita viene ulteriormente rinnovato per stare al passo con la grande trasformazione architettonica e urbanistica della città. I quattro elementi della natura – fuoco, terra, aria e acqua – diventano il filo conduttore del lay-out degli spazi creando una proposta sempre più particolare con il forno a legna per la cottura dei prodotti a lievitazione naturale e le grandi vetrate che permettono ai clienti di vedere in diretta la panificazione. 

Con la stampa italiana e inglese che ribattezza Princi come “l’Armani del pane” o il “Panificio a 5 stelle”, con più di 100 addetti e una decina di milioni di euro di fatturato, siamo al massimo trionfo?

No, non ancora: sembra esserci una vetta decisamente più alta.

Alla conquista del mondo

Sì, perché proprio in uno dei punti vendita di Princi, con il calore del fuoco e il profumo del pane appena sfornato, viene accompagnato un giorno un signore poco conosciuto in Italia ma celeberrimo negli USA: Howard Schultz, il fondatore di Starbucks, il colosso americano delle caffetterie.

Proprio lui, che da giovane si era ispirato originariamente allo stile dei nostri tantissimi bar per dare vita alla sua idea imprenditoriale diffusasi da Seattle in tutto il mondo, di passaggio a Milano, rimane colpito dall’unicità di Princi. 

Da anni Schultz era alla ricerca di prodotti da forno che potessero qualificare la sua offerta anche come “food”. Il gigante Starbucks inizia così a corteggiare il minuscolo Princi e, dopo una serie di ammiccamenti, nel 2016 accade l’impensabile.

I due mettono a punto un accordo di portata internazionale che prevede l’inserimento dei prodotti e del marchio Princi nei locali che faranno parte del progetto Starbucks Reserve Roastery.

Si tratta di un nuovo format di caffetterie di fascia alta, dove il consumatore può vedere il processo di torrefazione, degustare o acquistare caffè e, con la presenza di Princi, prodotti dolci o salati di pari qualità. 

Per questi locali è previsto un piano di investimenti su scala globale con aperture in serie a Seattle, Shangai, Milano, Tokio, New Tork, Chicago. Per gestire questo clamoroso progetto Rocco Princi si è trasferito a Londra.

Da lì si sposta in giro per mondo per seguire i nuovi avviamenti. La gestione dei negozi di Milano è stata da lui ceduta, giocoforza, alla moglie e ai figli. La sua idea originaria ha preso letteralmente il volo e la partnership con Starbucks ha portato il marchio Princi ed il suo fondatore ad una reputazione e ad una dimensione di portata inimmaginabile

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