Alle polemiche sull’inaugurazione della stagione Scaligera con Boris Godunov, un’opera russa, ha dovuto rispondere che “…. non è un proclama per la Russia ma per un genio della musica che racconta la follia e la morte”. Così ha replicato il grande Maestro Riccardo Chailly.
Dopo l’impegno del “Boris“ inaugurale, Chailly sceglie il grande repertorio russo anche per il suo primo appuntamento nella stagione sinfonica scaligera, al Teatro alla Scala da lunedì 16 a giovedì 19 gennaio. È infatti tutto dedicato a Ciaikovskij il secondo concerto del cartellone che vede il Direttore Musicale della Filarmonica della Scala fare da padrino al giovane e richiestissimo violinista svedese Daniel Lozakovich.
Sul suo Stradivari “ex barone Rothschild” il ventunenne virtuoso (di recente in recital solistico in Conservatorio) interpreta una delle pagine più note per il suo strumento: il Concerto per violino op. 35 che Ciaikosvkij scrisse in uno dei periodi più vivaci della sua creatività. A fare da contraltare a questo capolavoro Chailly ha scelto poi un’altra delle partiture più amate del Russo: la celeberrima Sinfonia n. 6 “Patetica“.
Con la sua direzione musicale e artistica le scelte dei titoli virano su letture attuali, come la riflessione sul potere e sulla follia che questo porta tra gli uomini. Da ragazzo Chailly ascoltava i Beatles e il Blues, Paolo Conte e Gaber, aveva un rapporto conflittuale col padre, ha un forte legame con la moglie Gabriella e la malattia al cuore anni fa gli ha cambiato il rapporto con la vita.
La passione per la musica lo ha travolto alla fine della prova della Prima sinfonia di Mahler, quando fu portato dal padre, il compositore Luciano Chailly, in teatro. Oggi Chailly, che ha dovuto insistere con la sua famiglia, per intraprendere la sua carriera, è tra i direttori d’orchestra più importanti del mondo e tra i grandi interpreti mahleriani, di Verdi e Puccini.
Ed è proprio da Mahler che ha tratto il valore del silenzio, che invita a riflettere e a concentrarsi, magari in Liguria o in Svizzera, alcuni tra i suoi luoghi del cuore. Non tutti sanno che Chailly è stato un grande sportivo, tra moto, cavallo, sci e anche paracadute ascensionale. Alla Scala ha debuttato nel 1978 con I Masnadieri di Verdi, a 25 anni- da cinque era assistente di Claudio Abbado.
E Con La Scala in tournée rappresenta la voce dell’Italia. Mantiene il self control, a dispetto del suo carattere poco paziente, è ironico, empatico con la sua orchestra. “Risponda pure, noi riprendiamo dopo». Tutti si ricordano quando ha fermato l’orchestra e ha rivolto queste parole a uno spettatore alla Scala di Milano, durante la seconda replica del concerto di Cori e sinfonie di Giuseppe Verdi. Il Maestro ha interrotto l’esecuzione quando è squillato un cellulare in sala.
L’orchestra stava eseguendo il coro Patria oppressa, dal Macbeth. «Vedete, amici, siamo in molti in questo grande viaggio verdiano con l’orchestra e il coro della Scala, ma», ha detto Chailly al pubblico, « non siamo soli, perché stiamo realizzando un’incisione per la Decca di Londra per cui saremo ancora molti di più. È una cosa importante. Patria oppressa con l’ostinato del telefonino non è possibile». Dopo l’applauso del pubblico, ha ripreso l’esecuzione e la registrazione.
Di Annachiara De Rubeis
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