Frizzanti e divertenti, simpatici ed appassionati, Stefano Riitano e Donato Nubile sono due teatranti, che vivono il teatro come poesia della vita. Sperimentazione, commedia dell’arte, antropologia teatrale sono i punti cardini di una nuova prospettiva teatrale: Theatricalmass.
Cos’è Theatricalmass e perchè questo nome?
Donato: “Cos’è Theatricalmass me lo chiedo anch’io: per me è un fenomeno in divenire. Nasce dall’idea di avere un ritorno concreto dal pubblico che assiste agli spettacoli. Qualche anno fa andavo a teatro e mi accorgevo che gli spettatori, spesso, sono persone del mestiere e allora il pubblico è fatto prevalentemente di registi, attori, critici, direttori artistici. E mi sono chiesto che senso avesse un teatro che in fondo parla a sé stesso. Forse una risposta può arrivarmi anche da Theatricalmass. Credo che sia giusto che il teatro guardi il teatro, ma il teatro è soprattutto una forma di comunicazione e in quanto tale deve coinvolgere un pubblico sempre diverso e vario per dire qualcosa anche a chi non è del mestiere”.
Stefano: “Theatricalmass è un tentativo di autoproporre il teatro in una forma spontanea e naturale partendo dal pubblico”.
Cosa pensate di trasmettere al pubblico attraverso le vostre iniziative?
Donato: “Le nostre iniziative vorrei che avessero lo scopo di fare diventare il teatro un luogo di incontro e di scambio. Vorrei trasmettere la nostra passione per quest’arte meravigliosa anche a chi non varca la soglia di un teatro, perché in fondo non ritiene di possedere tutti gli strumenti necessari a comprenderla”.
Perché avete scelto Milano per lanciare quest’idea?
Stefano: “Perché…Campobasso era un po’ lontana! Milano è la città in cui viviamo io e Donato ed è stata una scelta naturale”.
Cosa pensi del Teatro? Quale ruolo potrebbe avere nella società di oggi?
Donato: “Nell’era di Internete della comunicazione credo che il teatro sia un’isola felice, un momento di comunione in cui la comunicazione non è semplice consumo, ma reale scambio”.
Stefano: “Beh! Se non fosse stato per Internet…forse non avremmo 350 persone che decidono di organizzarsi per andare insieme a teatro e poi si fermano a discutere dello spettacolo”.
La gente oggi va a teatro per impiegare il tempo libero, quasi come andare a mangiare una pizza, per i Greci assistere ad una tragedia era catarsi. Come pensi possa evolvere il teatro in tal senso?
Stefano: “Magari la gente andasse a teatro con tale facilità, purtroppo, secondo me, il teatro non è ancora di facile accesso. Il teatro è prima di tutto uno stimolatore di fantasia per chi lo fa e per chi lo guarda: intrattenimento puro, forse anche catartico. I Greci avevano luoghi diversi dai nostri spazi artistici, immersi nella natura”.
Donato: “Si, forse bisognerebbe chiedersi se in una grande città si può ancora fare quel teatro cui ti riferisci. Il teatro dovrebbe essere in effetti un rito, un accadimento eccezionale: mi piacerebbe che lo spettacolo avesse un prima e un dopo, che possa anzi accendere le passioni, che oggi forse si tende un po’ a narcotizzare. Possibile che l’unica energia che siamo capaci di liberare sia quella dei teppisti allo stadio? Io non credo…”.
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