Perché la nebbia scende su Milano? E, soprattutto, come l’hanno soprannominata i Milanesi nel corso degli anni?
La nebbia a Milano, come l’acqua alta a Venezia, dona un fascino particolare a tutta la città e non c’è anno che passi senza che questa si manifesti.
Ha fatto da sfondo a film e fotografie ed è stata d’ispirazione per celebri poesie, romanzi, canzoni e alcuni dei classici cori ultra dedicati a Milano: “Solo la nebbia, c’avete solo la nebbia”.
Ecco qualche curiosità sulle cause della nebbia e sui suoi vari nomi.
Le cause della nebbia
In gergo tecnico la comune nebbia Milanese è detta “nebbia di irraggiamento”. Si forma nelle notti invernali dopo giornate particolarmente soleggiate quando le temperature dopo il tramonto scendono bruscamente e il terreno riscaldato inizia a raffreddarsi e sottrae calore all’aria più prossima al suolo, raffreddandola a sua volta, e favorendo la condensazione dell’umidità.
A Milano poi la nebbia è stata storicamente favorita dall’umidità del suolo (sotto il terreno della città sono presenti molte falde acquifere) e dalla scarsa ventilazione.
Il vero nome della nebbia milanese
Diversi sono i nomi con cui i milanesi indicano la nebbia, facciamo chiarezza!
Scighera è il nome corretto per indicare la classica nebbia milanese: la “scighera” che, stando ai dizionari dell’Ottocento, è la nebbia più densa, più fitta, più impenetrabile. Più incantata, per molti.
Negli anni ‘50 si diceva “Milano è nella Scighera, quando, attraversando la strada, non si vede da un marciapiede all’altro, anche nelle viette”.
Ma a Milano si usano anche altri nomi per indicare la nebbia. In milanese infatti c’è anche la parola “nebia”.
Un esempio celebre lo troviamo nella canzone di Giovanni D’Anzi: Lassa pur che ‘l mond el disa: “E la nebia, che bellezza!/La va giò per i polmon!”. Un altro nella canzone Ma mì: “Son sarraa su in ‘sta rattera/piena de nebia, de fregg e de scur”.
Allora che differenza c’è tra Scighera e Nebia? Mentre la scighera indicherebbe la nebbia più densa, la nebia sarebbe quella più leggera.
Così conferma anche Pietro Monti nel suo vocabolario comasco del 1845 che ci aiuta a far luce sul mistero. “Scighêra: nebbione, nebbia folta. La scighêra, è più folta e opaca della nebbia”.
Nel 2003, invece, una pubblicazione della Regione Lombardia fa questa distinzione: mentre la nebia sarebbe la nebbia, la scighera sarebbe invece la bruma(nebbia di umidità).
Col passare del tempo sembra, però, che scighera e nebia siano diventati semplicemente sinonimi, perdendo le sfumature del passato. Lo stesso Francesco Cherubini, nel suo dizionario milanese di metà Ottocento, dichiara che la grande differenza tra i due termini sia che il primo è più gergale.
di Letizia Deho