Pervert. C’era una volta la Milano della notte più colorata e divertente, quella di party in cui ognuno poteva vestirsi e sentirsi proprio come si sentiva davvero, senza dover sottostare alla banali regole del giorno.
Prima che la sigla LGBT+ fosse compresa e apprezzata da quasi tutti (almeno a parole), prima di concetti di cui oggi si parla anche troppo (‘inclusività’, ‘body positive’, etc) a Milano, ci si scatenava, tutti insieme.
Con stile. Lo si faceva in party folli, gay friendly, alternativi e pure dannatamente fashion, feste in cui essere banali era l’unico modo per non divertirsi.
La brutta notizia per i troppi nostalgici è che quella Milano c’è ancora, anche se si è un po’ nascosta: ogni weekend la si vive al Pervert, che in questo periodo va in scena soprattutto al District 272 di via Padova.
Ad orchestrare il tutto, c’è sempre Obi Baby, “re e regina” del party e della console. Capace di mixare di tutto, a volte pure di propone brani di musica classica. Ha una cultura musicale sorprendente che si unisce ad una innata capacità di interagire con il pubblico.
E per fortuna, da sempre, al Pervert, non c’è mica solo bella musica. Altrimenti sarebbe la solita serata tech house. Il rito del guardare e farsi guardare muovendosi sul dancefloor, al bancone, tra i tavoli o altrove resta centrale, come è logico e giusto che sia dopo una certa ora.
E poi c’è lo show… Ninfe svestite di latex, strani personaggi infernali, costumi principeschi e un bel po’ di sana ironia. La notte Pervert, ha poco a che fare con la perversione: è un circo di creature che hanno una gran voglia di farsi guardare, chiaramente sotto i riflettori.
Hanno vita breve, perché con la luce del giorno scompaiono. O forse no, si nascondono soltanto dagli sguardi dei benpensanti. Per la fortuna di tutti gli altri, quando torna la notte e il ritmo si accende, Pervert torna. Siccome lo fa più o meno da trent’anni, si può iniziare a sperare che lo faccia per sempre.
di Lorenzo Tiezzi