Moda e lavoro, 8 giovani su 10 scelgono un dresscode business anche da remoto, mentre lavorano da casa in smart working, per sentirsi più confident: esplode il trend dell’abbigliamento “conformal”
Caro pigiama, altro che grande compagno delle settimane da remoto. A sentire chi dispensa consigli per lavorare meglio in versione smart working, il pigiama è un nemico. Aumenta la pigrizia e la poca voglia di fare. Sono tantissimi coloro che hanno riscoperto l’importanza degli abiti formali per far fronte a stress e incertezza per il futuro. Nasce così lo stile conformal, ultima tendenza a dettare legge in ambito lavorativo.
Lo dimostra uno studio pubblicato dall’Harvard Business Review. Il look business professional è il prediletto da chi vuole apparire esperto agli occhi di clienti e colleghi. Anche durante le videochiamate. Fra gli over 60 la percentuale di chi sceglie un abbigliamento formale da remoto è addirittura del 46%. Il trend del conformal riguarda da vicino anche le nuove generazioni. Sono ben 8 su 10 i giovani che optano per un dresscode business anche su Skype e Zoom.
Le dichiarazioni
“Non sono bastati mesi di smart working per mettere la parola fine all’importanza dell’eleganza, in ambito lavorativo e non solo. Così afferma Stefano Bigi, cravattaio di terza generazione e amministratore unico di Bigi Cravatte Milano – L’abito continua ad essere l’outfit d’eccellenza per l’uomo. Provate ad entrare in un negozio, in un ufficio o al ristorante in giacca e cravatta e noterete di sicuro un’attenzione differente. La cravatta, in particolare, rafforza questa percezione positiva. Permette di aggiungere a qualsiasi look maschile un tocco di eleganza e di personalità”.
La passione per il conformal è arrivata anche in Nuova Zelanda
Lo racconta The Guardian. Da qui è partito il #formalFriday, in totale controtendenza al venerdì casual di molte aziende. Ed è così che in tantissimi hanno iniziato a postare le loro foto sui social vestiti di tutto punto, tanto che questo hashtag conta oggi oltre 37mila post.
L’editorialista americano Robert Armstrong scrive così sul Financial Times. “Siamo a nostro agio quando ci vestiamo bene. I completi maschili sono comodi, in quanto sono disegnati per esserlo. Può darsi che quando torneremo in ufficio in un mondo ancora pieno di incertezze ci renderemo conto che il lavoro è un privilegio, qualcosa per il quale occorre essere all’altezza e ben vestiti”.
Sul tema è intervenuto anche Giovanni Maria Conti, docente di Storia e Scenari della Moda presso il Politecnico di Milano. “L’abito formale da sempre pone chi lo indossa sotto una luce diversa. Comunica maggiore rispetto e quindi ‘distanza’ in rapporto a modi di fare più amicali. Dona autorevolezza e determina comportamenti più ricercati”.
Una curiosità
Basta fare qualche salto indietro nel tempo per capire che il conformal non è poi una novità. Un primo esempio risale all’epidemia di peste bubbonica in Europa nel quattordicesimo secolo. Periodo in cui gli abiti si arricchirono di ornamenti e l’abbigliamento divenne sempre più importante. Bisogna ripartire, certo, e bisogna farlo… vestiti benissimo.