14th

Marzo

Sapore tricolore

Stiamo uniti“, ripete Gianni Morandi nell'ultima edizione del festival sanremese. E il pensiero va a quell'Italia che, nel 2011, festeggia i suoi primi 150 anni. E se gli italiani si unissero (idealmente e realmente) pure a tavola? Tutto è possibile, grazie a una serie di eventi, appuntamenti e incontri che celebrano il Tricolore col sapore.

INNO TIPICO – Sono 46. Forse non giovani, ma sicuramente forti. Sono le osterie di lungo corso (e di salda memoria) che, da ogni regione della Penisola, approdano in Piemonte per onorare le specialità del Bel Paese. Un progetto dal patriottico respiro quello delle “Osterie Unite d'Italia“, che risponde al motto de “L'unita nella biodiversità”, valorizzando la nazionale tradizione nella sua massima differenziazione. In pratica? Oltre quaranta ristoranti di 36 province si alternano, di settimana in settimana, fino al 18 dicembre, proponendo ben 230 cene tipiche e tematiche sia nella torinese cornice di Eataly (il martedì sera) sia nella scenografica Villa Reale della riserva bionaturale di Fontanafredda (a cena, dal mercoledì al sabato; a pranzo, tutte le domeniche), in quel di Serralunga d'Alba, nelle cuneesi Langhe. Anzi, più precisamente nella sala Infernotto di quella dimora un tempo frequentata da re Vittorio Emanuele II e della sua Bela Rosin: solo 30 posti, fra volte in mattoni e storiche atmosfere. Con tutto il piacere di assaporare un menu di cinque portate, accompagnato dai vini firmati dalla maison Mirafiore&Fontanafredda (58 Euro, prenotando online o chiamando la Fondazione E. di Mirafiore). Per un goloso viaggio che spazia dal peposo fiorentino all'abbacchio romano, dai nuoresi culurgiones alle lasagne emiliane, fino all'ibleo cannolo con ricotta fresca. Non dimenticando Presìdi Slow Food come il tarantino capocollo di Martina Franca, la barese cipolla rossa di Acquaviva e la luganega trentina.

ODE CREATIVA – È bianco, rosso e verde. O meglio, candido è il piatto, rubicondo il pomodoro pugliese (cotto a fuoco lento con olio, sale, pepe, carota e peperoncino) e smeraldino il leggero “pesto” al basilico che lo suggella. È il risotto al pomodoro che Christian Costardi, stellato chef del ristorante Cinzia di Vercelli, ha inserito nella sua carta, presentandolo sul palco delle recenti Identità Golose. Una preparazione che risorge da infantili ricordi per sostanziarsi in un piatto-bandiera mantecato a onda (non mescolato), che tanto rammenta la classica pasta al pomodoro, pur privilegiando il chicco. Intanto, Massimo Spigaroli, nel suo relais Antica Corte Pallavicina (a Polesine Parmense), offre agli ospiti una sfiziosa entrée, in cui la spalla cotta sposa tre salse (al prezzemolo, al Parmigiano Reggiano e al pomodoro), si avvolge nel tosone (tirato a sfoglia col mattarello) e indossa un soffice velo di torta fritta. “È il mio pensiero per l'Italia, senza uscire dal territorio“, dichiara Massimo, mentre racconta di questo snack ital-local. E Sergio Mei? Se nel volume la Cucina Italiana all'italiana, edita da Reed Gourmet, si fa ambasciatore delle pietanze nazional popolari, nel suo milanese Teatro del Four Seasons serve una cruda verticale di chianina che si declina in aromatica tartare (su falda di peperone green), in acciugosa dadolata (su peperone giallo pallido) e in tartufato carpaccio (su peperone red). Quasi a onorar i Tre colori, come canta Tricarico.

DOLCE ITALIA – Misura più di 13 metri e pesa circa 14 tonnellate. È l'Italia di cioccolato creata da uno staff di mastri cioccolatieri ed esposta in piazza Vittorio Veneto a Torino (prima capitale nel 1861), in occasione de I Mille di CioccolaTò, dal 17 marzo (festa nazionale) al 3 aprile. Un'occasione per ammirare un ghiottissimo Stivale, con tanto di monumenti fondenti, fra cui la Mole Antonelliana, il Duomo di Milano, il veneziano Campanile di San Marco e il napoletano Maschio Angioino. E sempre restando in dolce tema, la bolognese maison Fabbri ha ideato un dessert formato da un triplice strato di semifreddi concentrici: al pistacchio siciliano (alla base), alla mandorla barese (al centro) e alle amarene (al top). Il suo nome? DolceItalia. Il suo fine? Divenire la golosità-vessillo per tutti quei ristoranti italiani che nel mondo (circa tremila) aderiscono all'associazione Ciao Italia. E che cantano uno speciale happy birthday, con tanto di menu dedicato.

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