I CONTI CON LA STORIA – Ci sono alcuni teatri, il cui destino è consegnato alla storia. Facendo indietreggiare il calendario di Milano al 1796, viene fuori il Teatro Filodrammatici. Uno spazio teatrale storico della nostra città, che tra varie vicissitudini si è imposto sempre come polo importante, per rammentare ai milanesi che il teatro è “evoluzione”, “rischio”, “passione”. E’ inutile citare la sua storia, anche se ricordiamo bene che trentasette anni fa l’Accademia dei Filodrammatici ha affidato alla Compagnia Stabile dell’omonimo spazio teatrale la gestione in comodato d’uso gratuito. La compagnia era in attività all’interno del piccolo teatro e Milano cambiava volto, qualsiasi cosa ci fosse fuori: il grigiore degli anni di piombo, il rampantismo del decennio della Milano da Bere, il fetore della caduta degli dei con Tangentopoli, o gli slanci tecnologici del terzo millennio.
LO SFRATTO DELLA COMPAGNIA – Tra pochi mesi, a maggio per la precisione, scade il contratto e l’Accademia ha deciso di non rinnovarlo. Una decisione inaspettata, che ha lasciato stupefatti pubblico e addetti ai lavori. Perché questa inversione di rotta? “Ad oggi l’Accademia ritiene che ci sia bisogno di un cambiamento, di ripensare in termini nuovi il rapporto tra scuola e teatro – spiega il Presidente dell’Accademia Antonio Sormani di Missaglia – Per questo ha deciso di affidare la sala, sempre in comodato e sempre gratuitamente, ad un gruppo di giovani ex allievi che la gestiranno in stretta collaborazione con l’Accademia a partire dalla stagione 2007-2008”. A sostegno dell’operato della Compagnia Stabile del Teatro Filodrammatici sono intervenute diverse stelle del nostro palcoscenico. In prima fila c’è Adriana Asti che ha dichiarato: “Il teatro Filodrammatici è un teatro indispensabile e in grande crescita. Interromperla è assurdo”. L’intervento di Missaglia vuole smentire gli allarmismi di questi giorni, che parlavamo di chiusura dello storico spazio teatrale. “La compagnia ha usufruito gratuitamente del teatro perché lo spirito dell’Accademia era che vi fosse collaborazione tra le due realtà della scuola e del teatro. Tale collaborazione si è protratta con alti e bassi, momenti più o meno felici”, ribadisce il presidente dell’Accademia.
AMAREZZA E DELUSIONE – A favore della compagnia si sono schierati altri nomi del teatro italiano: da Ottavia Piccolo a Cochi Ponzoni, da Enzo Jannacci a Franca Valeri, fino a Maddalena Crippa, che si è espressa con molta chiarezza: “Mai come negli ultimi anni, questo teatro ha acquistato visibilità e ha contribuito alla vivacità culturale milanese”. Tuttavia, il dente avvelenato è quello del direttore artistico Emilio Russo, reduce di una grande scommessa: la gestione dello spazio teatrale Mil a Sesto San Giovanni. “La nostra gestione ha portato più visibilità rispetto al passato – ribatte Russo – e un ancora maggiore utilizzo dei giovani ex allievi dell’Accademia”. La decisione è stata davvero inaspettata o già avevate il sentore di quello che stava per accadere? “Da un paio d’anni, ma ci avevano detto di stare tranquilli…”, continua il direttore artistico del teatro milanese. Adesso scatta la preoccupazione, sul destino della compagnia sfrattata e sugli obiettivi che si prefigge, orfana della sede storica. “Continueremo a operare con la nostra professionalità e con la passione di sempre – ci racconta lo storico attore della Compagnia Marco Balbi – Mi spiace per gli allievi dei prossimi anni, che si vedono privati di uno sbocco professionale, a contatto con colleghi di lunga esperienza. Sbocco che è egregiamente servito agli ex allievi degli ultimi quarant’anni”.
PUNTI DI VISTA – Facendo un giro tra gli altri teatri della nostra città, il Teatro Arsenale esprime un suo punto di vista. “Bisogna aspettare che il polverone sollevato si depositi per capire meglio la vicenda – ci spiega il direttore artistico Annig Raimondi – ma sembra chiaro che si tratti di un problema di accordo (o di non accordo) fra le parti”. Secondo Raimondi, entrambe le compagnie corrono il rischio: quella uscente, pur conservando tutti i vantaggi dei 37 anni di attività, non ha più una sala, mentre quella entrante non ha la possibilità di usufruire dei vantaggi acquisiti dai Filodrammatici negli anni. “Non ci sono né buoni né cattivi. Punto a capo. Quando c’é aria di rinnovamento, qualcuno ci lascia le penne. L’importante è che entrambe le attività abbiano modo di esistere e i problemi si risolvano con la solidarietà e l’aiuto di quanti abbiano a cuore la vita culturale di questa città”, conclude l’attrice.