11th

Febbraio

Dalla Centrale del Latte al Campus

Un tempo c’era la Centrale del Latte, oggi, invece, c’è il Campus Bocconi, che comprende anche un polo sportivo e altre trasformazioni in fieri. Parliamo del quartiere Bocconi Porta Lodovica.

Era il 1930 quando si diceva che in via Castelbarco iniziò a scorrere “un fiume di latte”.

Nel primo decennio del secolo scorso, erano 1.200 gli ettolitri di latte di cui aveva bisogno la città, una sorta di piccolo fiume come veniva definito in quel tempo.

Servivano, quindi, 15.000 mucche e tra queste 4.000 vivevano nelle 222 stalle della città. La situazione cambiò nel 1930, quando venne aperta la Centrale del Latte, impresa dello Stato e poi del Municipio, che per decenni fornì latte a prezzi contenuti e dava anche gratuitamente il latte alle famiglie con bambini affetti da rachitismo.

Centrale del Latte
Campus Bocconi

Nel 2006 le attività della Centrale del Latte sono cessate, lasciando, oggi, il posto ai padiglioni del Campus Universitario della Bocconi, disegnati dallo studio giapponese Sanaa e finiti nel 2021, mentre l’Aula Magna che si affaccia su via Rontgen è stata progettata dagli irlandesi Grafton Architects.

I mosaici che nel 1998 furono realizzati da 28 artisti per festeggiare i 70 anni della Centrale sono stati recuperati e sistemati nel Parco Ravizza, lungo via Bach, a testimonianza della conservazione della memoria storica di quel luogo.

Recentemente sul pavimento di via Bach, dove sono esposti i mosaici, è stata realizzata un’opera di street art dedicata al fashion world e non manca, proprio lì vicino, una palestra a cielo aperto con attrezzi di ultima generazione.

Da non perdere in questa zona il mercato rionale di via Tabacchi, famoso per gli alimentari, dove è possibile anche trovare qualche interessante bancarella di abbigliamento. Ma anche la Libreria Antiquaria di via Cesare Balbo dove fanno tappa i collezionisti di tutto il mondo, che ha anche un archivio di autografi manoscritti e disegni originali e dove vengono organizzate mostre e incontri culturali.

di Letizia Dehò

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