La pittrice milanese Francesca Nini Carbonini ha presentato, grazie all’organizzazione di Globo Communication, la retrospettiva artistica “Le dita nel colore” nella splendida cornice del Centro Internazionale Brera di via Formentini, una serata che è stata ideata come un piccolo film.
Tantissimi gli ospiti, intervenuti per assistere alla performance della pittrice, che ha presentato alcune tra le sue opere più significative, esposte sui muri del prestigioso spazio, dove Francesca ha stupito tutti i presenti anche con un monologo, declamato davanti a suo marito, attorno a un tavolo pieno di colori.
Francesca Nini ha presentato la sua essenza, parole, colore, movimento, amalgamati con lo srotolare incessante, ma delicato di immagini, come ama dire la pittrice. Foto, quadri, ricordi hanno dato una voce in più per permettere di comprendere, fin nel più intimo, chi è Nini e cosa vuole trasmettere.
La “Vandalizzazione” è il suo segno distintivo, come ha spiegato al pubblico che non è stato solo spettatore, ma parte integrante della performance, istinto puro libero dal rigore, espressione di gioia, o rabbia, perché “e’ il raggiungimento del proprio istinto, l’immagine è istinto, l’istinto è immagine, quando vi è allineamento di questi due concetti, si è liberi dai nascosti rigori dell’arte”-dice.
Francesca sostiene di chiedere aiuto pregando e di sapere bene cio’ che vuole. Nini crede, per la sua Fede, in un connubio di libero arbitrio e protezione di nostro Signore, che collaborano tra loro, alimentano la sua creatività, e in questo equilibrio, lei interagisce. Il suo percorso creativo è intrecciato con il percorso della sua vita, tasselli incomprensibili all’artista, ma ora inseriti nel posto giusto, anche se il lavoro è ancora lungo.
Lei negli anni è cambiata, ha camminato e si è trasformata, così è stato per la Vandalizzazione che ora ha acquisito un nuovo valore e si chiama “Vandalizzazione temporale” “E’ come il tempo del temporale”-continua la pittrice-“che si annuncia, arriva in punta di piedi con il vento, poi sempre più forte, e così lo scoppio di tuoni e pioggia come un processo creativo che esplode e si quieta dopo aver fertilizzato la natura, così è per i miei quadri, che vengono assetati dalle pennellate”.
Di Paolo Brambilla
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