PENULTIMO ATTO – La settima edizione de La Milanesiana, manifestazione ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, ormai volge al suo termine e chiude in bellezza. La penultima serata di quest’edizione che ha come tema “i mondi Oscuri” è stata indimenticadile. Al Dal Verme Toni Servillo ha letto uno dei capolavori di Hugo Von Hofmannsthal, “Lettera di Lord Chandos” intervallato da Antonio Ballista che ha eseguito pagine di Rossini, Schönberg, Ravel, Morton Feldman e Mahler. Un meraviglioso attore, una delle presenze più significative dell’attuale panorama teatrale e cinematografico, insieme a un pianista, clavicembalista e direttore d’orchestra, tra i più appaluditi in Italia e all’Estero.
Prima di immergerci nelle loro note abbiamo ascoltato una lettura di Fleur Jaeggy, narratrice contemporanea che ieri sera si è manifestata in tutta la sua discrezione e asciuttezza.
CONCERTO A QUATTRO MANI – Servillo e Ballista hanno suonato insieme, ognuno con il suo strumento. Seduti vicini, l’uno al pianoforte, l’altro davanti al leggìo, hanno dato voce, anima e corpo alle parole di Hofmannsthal. Quasi un melologo, genere teatrale in cui la recitazione di un testo letterario, fatta da un unico attore, è accompagnata o intervallata da un commento musicale. Letteratura e Musica hanno interagito in perfetta autonamia e armonia, come dice Servillo, raccontando ciascuno a suo modo la stessa cosa. Ma cosa ci hanno raccontato? L’afasia del comunicare, l’analisi dell’incapacità di catturare con le parole concetti, pensieri e sensazioni. E’ l’impossibilità di descrivere la realtà senza distorcerla con frasi astruse e aggettivi pomposi. Eppure paradossalmente tutto questo arriva con forza, ci penetra, si esprime proprio attraverso le parole.
IL SECOLO BREVE – Il tema centrale della lettera in cui Hofmannsthal si rivolge a Franco Bacone nelle sembianze di un lord inglese ventiseienne, è il tema della dissoluzione dell’io poetico, delle parole che non aderiscono più alla realtà, come spiega Mario Fortunato. Tema che attaraversa tutto il Novecento, il secolo breve, per usare la famosa definizione dello storico Hobsbawm. Questa riflessione sulla parola è da intendersi come una riflessione obbligata e necessaria in un tempo in cui viene spesso usata e abusata in modo osceno e improprio, per aiutarci a restituirle la sua dignità.