“Mi vedete?” Esclami dopo aver acceso il computer e dopo aver attivato la videocamera. Per poi subito dopo dire: “Mi sentite?”. Tutti durante l’emergenza sanitaria stiamo utilizzando la tecnologia come interfaccia sul mondo attraverso le webcam. Come cambia la percezione di sé e degli altri quando si accende o si spegne il video che ci collega con la realtà? On, off, vedo, non vedo
Suona la sveglia, faccio colazione mentre accendo il computer in attesa della lezione universitaria che si svolge online. I biscotti, prescelti per essere consumati in quei giorni e poi cambiati in attesa del nuovo lunedì, sostano beatamente sopra il quaderno con una biro senza tappo. La professoressa dice buongiorno, attivata la sua videocamera, si avvicina allo schermo e con fare esplorativo consiglia caldamente a noi studenti di farci a nostra volta vedere. Giustamente in tal modo l’interazione sarebbe più stimolante, ma a volte è come se mi sentissi quasi privilegiata nel poter godere di quell’attimo di anonimato. Partecipo concentrata ma evito di azionare il video perché non sono pronta. Non sono vestita in modo impeccabile, sto ancora bevendo il latte e magari indosso quei classici maglioni colorati oversize che stonano con il sotto del pigiama.
Tuttavia, il vero elemento che distoglie dalla voglia di mostrarsi è la consapevolezza che l’attenzione sarebbe tutta rivolta nei propri confronti. Sei il coraggioso che si espone ai curiosi occhi altrui che fanno l’effetto dell’orologio a cucù, entrano ed escono a sorpresa. Spesso ti esponi ma non vedi tutti i tuoi interlocutori in modo omogeneo soprattutto se sono molto numerosi. Penso a quanto sia difficile per i docenti, per i lavoratori e per tutti coloro che usano questa modalità, gestire la dialettica. Infatti quando vedi, non sei visto mentre quando sei visto, non vedi. A volte è talmente alto il timore di poter essere scrutati in una scena quotidiana senza preparazione o suonata di campanello che entra in gioco lo scotch quello nero che stacca con tutta l’armonia del computer usato per coprire la videocamera.
L’occhio invisibile di Fontana
Lucio Fontana, l’artista italiano nato in Argentina, è immortale per i suoi quadri iconici fatti di gestualità.
Protagonista sempre un taglio nella tela. Taglio che va dalla luce al buio, luogo dove si scambiano le emozioni.
Simbolo di un’apertura verso una dimensione altra, una ferita, un passaggio. O forse un occhio che guarda senza essere visto?
Una nuova metafora della videocamera al tempo del Coronavirus anch’esso, in termini speriamo solo di memoria, taglio immortale.
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