8th

Luglio

Palermo, prima in Europa in fatto di street food

Palermo è la migliore città europea per lo street food. Anche a Milano

Bangkok, Singapore, Penang, Marrakech e poi Palermo. La splendida città siciliana è quinta nel mondo e prima in Europa in fatto di street food, secondo la classifica di Virtual Tourist. Le ragioni del suo successo? È sincera e autentica. Sa di casa e di famiglia, come sostengono Filippo La Mantia e Patrizia Di Benedetto. “Ha la capacità di far felici e accontentare tutti. È quasi un collante sociale, capace di soddisfare anche i palati più esigenti”, come spiega Salvo d’Antoni, chef del Movimento Cuochi e pasticceri Siciliani.

Questo è POP

Crocevia di culture, Palermo si racconta attraverso la sua cucina, svelando le influenze greche, arabe, francesi e spagnole che nel corso dei secoli l’hanno conquistata. E il cibo di strada fa parte della quotidianità. Da consumare tutto l’anno, a tutte le ore del giorno e della notte (ci sono rosticcerie aperte 24 ore su 24) e a prezzi veramente popolari. Basti pensare che ci sono bar in cui è possibile acquistare un’arancina da 500 grammi spendendo appena 1 Euro. E attenzione: parlate di lei al femminile. Come racconta Gaetano Basile, storico palermitano, si tratta di un piatto di origini arabe, realizzato replicando le sembianze di un’arancia. Se avete amici catanesi, ricordate bene questa storia, perché loro la chiamano “arancino”.

Chi ciavuro!

Come si traduce street food a Palermo? In un variegato e ghiotto paradigma di delizie. Ci sono i cosiddetti “pezzi”, ad esempio i calzoni al forno e fritti, le ravazzate (pan brioche ripieno di carne trita), il “rollò” con wurstel e lo sfincione, una focaccia con pomodoro, cipolle, acciughe e caciocavallo. Venduto letteralmente per strada, quest’ultimo viene segnalato da pittoreschi strilloni che richiamano l’attenzione gridando “chistu è spinciuone, fatto ra bella viaro, chi ciavuro!” (questo è sfincione, fatto per bene, che profumo!). E ancora u pani ca meusa, un panino ripieno di milza e polmone di vitello stracotti nello strutto, da richiedere maritatu (quindi arricchito con caciocavallo grattugiato o ricotta) altrimenti schettu (ovvero semplicemente insaporito con il succo di limone). “Se dovessi consigliare un indirizzo per il pane con la milza, direi di andare da Nino u’ Ballerino, un vero personaggio”, sorride Salvo D’Antoni.

Non è Palermitan street food experience se non si assaggia l’accoppiata panelle e crocché, due must nelle categoria “fritti”, le une a base di farina di ceci, le altre preparate con le patate. “Se penso al nostro cibo di strada, la prima cosa che mi viene in mente sono le panelle”, racconta la stellata Patrizia Di Benedetto, chef del Bye Bye Blues di Mondello, “sono il simbolo di una cucina squisitamente tradizionale. E se dovessi associare un luogo, senza dubbio, sarebbe la Vucciria e le sue friggitorie”. Per veri street food heroes, da non perdere le stigghiola, budella di agnello o di capretto arrotolate attorno a un porro e cotte alla brace. Specialità dal profumo ipnotico. E se si ha voglia di qualcosa di dolce, la soluzione è una brioche col gelato, soffice panino al latte generosamente farcito sia con gusti tradizionali (gelsi neri, limone, melone) sia con cremose creazioni dall’allure più gourmet (come il gelato al caciocavallo).

Palermo nel cuore

“Vucciria, Ballarò, Capo e Borgo Vecchio. Ero un grande frequentatore di questi posti straordinari”, racconta Filippo La Mantia, chef palermitano da anni a Roma. “Il cibo di strada, oggi di gran moda, era una filosofia ed uno stile di vita. Passeggiare per la Vucciria mangiando la frittola (scarti di vitello stracotti e poi fritti, ndr) o la busecca (trippa) era una esperienza fantastica. Cucina povera, dignitosa, economica e sopratutto allegra”. Racconti gastronomici che evidentemente si intrecciano con emozionanti ricordi del passato.

“Ma il monumento nazionale dello street street food, dovrebbe essere fatto al panino con milza, ricotta e caciocavallo” puntualizza La Mantia che, come non pochi, lo mangiava a colazione: “Ricordo che quando tornavamo dalle uscite in barca a vela per le Eolie si arrivava alla Cala (il quartiere del porto) sempre intorno alle 6 del mattino. La prima tappa era andare a mangiare il panino nel chiosco antistante”. Sottoscrivo, una vera delizia. Provare per credere.

Palermo per le strade di Milano

Tutto questo si può trovare a Milano? In parte sì. Sul Naviglio Pavese, esattamente in Via della Chiesa Rossa, Cose Nostre, nato da un’dea dei cugini Zazzà e Gino, è la rosticceria che tenta giorno e notte (fino alla mezzanotte) con i suoi fragranti e profumati pezzi. E il sabato occorre mettersi in fila per assaggiare le croccanti stigghiola di agnello cotte alla brace, “le richieste sono così tante che c’è gente disposta ad aspettare anche un’ora pur di assaporarle”, racconta soddisfatto Gerlando Riccardi, uno dei titolariCose Nostre è un luogo semplice, informale e dall’arredo minimal, dove trovare anche un’altra chicca Made in Palermo: l’anice Tutone, usato per aromatizzare l’acqua e ottenere una bevanda particolarmente dissetante. Con un gusto deliziosamente rétro e un meraviglioso giardino d’inverno è arredato invece il nuovo Bistrot 13 Giugno, a pochi passi dalla fermata Dateo. Qui si assaggia la gastronomia realizzata da Andrea Dolcimascolo, chef di origini palermitane, che prepara in versione da asporto anche il cous cous, la caponata e le sarde a beccafico.

Di recente apertura è anche Pan Briochie, costola milanese del noto marchio palermitano Savoca, che delizia la città con la sua rosticceria in formato mignon “da provare le nostre arancine e le pizzette” suggerisce Salvo Capone. Per provare il pane con la milza, si va all’Antica Focacceria San Francesco, storica insegna palermitana che a Milano è presente con tre locali: uno in centro, uno in Sempione e un altro in Porta Venezia. E la brioche con gelato? Presto la si potrà gustare nella pasticceria adiacente Curò, pittoresco ristorante sul Naviglio Grande, dall’arredo eccentrico e kitsch, con tanto di Santa Rosalia e carretto siciliano. I consigli non mancano, i luoghi nemmeno. Keep Calm and Enjoy Meusa, come suggeriscono sulla pagina Facebook Lo Street Food di Palermo.

Il ristorante Curò si trova adesso in zona Garibaldi (Viale Monte Grappa, 7)

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