Francesca – ma chiamatela Fraintesa – è una travel blogger che vive e lavora a Milano. Dopo aver sconfitto il cancro decide di partire per il giro del mondo in solitaria. Il suo percorso in un video, perché “In un modo o nell’altro lo dovevo affrontare”. “Se ne deve parlare, vivo ogni giorno al 200% e non ho paura di niente”
Una delle prime volte in cui ho visto Fraintesa indossava con estrema disinvoltura una collana con una scritta ben precisa e luccicante: Sticazzi. Tutto attaccato. Molto più di una semplice collana, Sticazzi è proprio la filosofia di vita di Francesca Barbieri, travel blogger, 36 anni, vive e lavora a Milano e si sta preparando per fare il giro del mondo. In solitaria. Si parte a ottobre e se le domando “Sei spaventata all’idea di andare da sola?” Francesca mi risponde: “Ma va, paura zero. Già prima viaggiare non mi spaventava. Adesso, dopo aver sconfitto il cancro, non ho più paura di niente“.
Racconta la sua esperienza in un video che decide di diffondere online, sui social, ovunque. “Mi è venuto naturale – racconta – mi è capitato e ho dovuto trovare un modo per affrontare tutto questo in maniera costruttiva. Perché comunque, in un modo o nell’altro, lo dovevo affrontare. Ne ho scelto uno, allora, che mi rispecchiasse, che mi facesse sentire serena. Cercando di dare un senso a tutto questo, anche se poi alla fine un senso non c’è“.
Lo sanno tutti, fa niente: l’importante è che se ne parli
In altre parole, la tua esperienza privata, ora, è sotto gli occhi di tutti.
Quando mi è stato diagnosticato un tumore al seno così aggressivo mi è caduto il mondo addosso. Ho passato mesi da incubo e in questo lungo periodo non ho raccontato niente a nessuno. La parte più intima del mio percorso è stata la prima che ho cercato di preservare. Soltanto dopo ho deciso di comunicare la cosa, quando ho sentito che il peggio era passato e potevo mettere la mia esperienza a disposizione di tanti per aiutare gli altri. Lo scopo è quello di riuscire ad arrivare a qualcuno.
La tua storia, però, è finita su tutti i giornali. Sei una blogger conosciuta e la tua malattia, la scelta di reagire facendo il giro del mondo, indubbiamente è una notizia. Per molti, penso al web, è una buona occasione da pubblicare e che fa fare tanti click…
L’importante è che si parli del tumore al seno. È stato un fulmine a ciel sereno. Prima mi sono sentita una sfigata, poi mi sono resa conto che in Italia una donna su 8 riceve una diagnosi così. Ti senti una come tante, che ogni giorno affronta una battaglia che se presa in tempo si può superare. Lo scopo è far parlare di tumore al seno, poco importa se per dei click o per riempire una colonna di destra. È importante parlarne perché l’età si abbassa, bisogna far capire che, una volta passate le cure, dopo un anno si può partire, per esempio, per fare il giro del mondo: è un messaggio che ti dà tanta forza.
Nella vita ci vuole uno scopo: si realizzerà tra un anno
Quali altri messaggi vuoi dare ai tuoi follower? Magari a chi si trova in una condizione simile alla tua.
A tutti dico di darsi uno scopo, può essere il giro del mondo o meno. Prenotare un ristorante stellato fra un anno, pensare di stare bene perché devi realizzare quel sogno che ti sei prefissata.
Come sostenerti nella realizzazione del sogno?
C’è un link dove raccolgo le donazioni del progetto. Una parte le darò all’AIRC. La parte restante è dedicata al viaggio (questo l’indirizzo: gofundme/fraintesa).
Parliamo del tuo giro intorno al mondo.
Parto a un anno esatto da quel giorno maledetto in cui mi è stata diagnosticata la malattia. Il viaggio durerà tre mesi perché dopo devo tornare per il check up. Partirò verso est. Prima tappa, Hong Kong, con il supporto di Cathay Pacific. Asia, quindi Cina, Taiwan, Singapore, Macao, Indonesia, forse Filippine, se riesco. Sono tutte vicine, Hong Kong è strategica. Il progetto prevede un mese in Asia, uno in Oceania e il resto in America. Vorrei concludere con una tappa in Sud Africa.
In ogni luogo raggiunto cercherò di organizzare un incontro, un’intervista o una conferenza per raccontare la mia storia e per parlare di prevenzione e di quanto sia importante. Il primo incontro, a Hong Kong, è già fissato.
In che modo è cambiata Fraintesa?
Sono più aggressiva e più forte di prima, mi sento che non ho più paura delle cavolate di ogni giorno. Non mi fa più paura niente.
Niente niente?
Da subito i dottori mi hanno detto che c’è la possibilità che torni la malattia e ho un alone buio nella mente, certamente. Lo vivo, però, come uno stimolo a vivere ogni giorno al 200%, come se fosse l’ultimo e sprono chiunque a fare lo stesso. Se vedo amici che sprecano la loro vita ora mi arrabbio tantissimo.
Frenetica, dinamica, qui a Milano mi sento a casa
Sul vivere al 200% c’è da dire che Milano, con tutte le sue opportunità, è una città che aiuta parecchio.
È una città frenetica, dinamica, in questi mesi mi rendevo conto che se riuscivo a fare certe cose era perché ero a Milano. Un esempio? In inverno dovevo girare con la mascherina e qui è una cosa relativamente normale. Poi abito in Chinatown, figurati, lì è quasi strano non averla. Questo, in un certo senso, è stato un sollievo. Banalmente anche il fatto di vedere che in questa città tu puoi uscire anche in pigiama ma nessuno ci fa caso.
Milano è la tua città?
Non lo so. Sono nella fase in cui tutto può succedere nella vita. Mi è stata molto utile e mi ha dato delle opportunità molto grandi, anche durante la malattia. Uscivo a fare le cure in tram, mi rendevo conto che non ero l’unica. Adesso mi sento a casa, anche in questo episodio della mia vita mi sono sentita parte della città. Quando giro dico che vengo da Milano.
Un’ultima semplice domanda. Fraintesa, come stai?
Un po’ stanca, devo dare la precedenza a quello che mi dice il corpo, quando mi suggerisce di fermarmi capisco che mi devo fermare. Sono sempre abbastanza serena, è difficile che qualcosa mi scombussoli o mi faccia urlare. Questo, ovviamente, mi ha mandato giù di testa ma so che se mi arrabbio il risultato non cambia, inutile allora sprecare delle energie così. All’inizio per me era molto difficile affrontare tutto, anche solo parlarne mi spaventava molto, adesso penso ‘sticazzi’.
Per conoscere e sostenere il progetto di Fraintesa: gofundme/fraintesa
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