300 pagine, oltre 500 immagini a colori. Un percorso per saperne di più di quei fantasiosi creatori di scene e di costumi dei music hall parigini. Non solo Erté, per l’appunto, ma anche Gesmar, Zinoview, Zig, Wittop e tanti altri tocchi geniali. Ne parliamo con l’autore, Angelo Luerti, collezionista e appassionato del genere.
Perché ha deciso di scrivere questo libro?
“Si è trattato di un’impresa folle, che ha visto sei anni di ricerche e che ho affrontato come sfida personale. Da 70 anni e più si era persa ogni traccia dei 50 non solo Erté. Questo è il primo motivo. Il secondo è stato quello di un’operazione di giustizia. Erté ha vissuto fino al 1990, si era preso tutti i meriti di quella irripetibile stagione artistica. Gli altri erano scomparsi tutti prima che venisse recuperata l’Art Deco, verso la seconda metà degli anni ’70. Ho fortemente voluto che uscissero da un immeritato oblio.”
C’è spazio oggi per i music hall, concepiti come allora?
“Non credo, sinceramente, che nell’attuale panorama dello spettacolo possa esserci ancora spazio per music hall di cinque ore… era questa la durata media. Non è più pensabile uno show che in una sola sera annoveri 1500 costumi e 300 artisti di rivista.”
Come si è gestito nella sua ricerca?
“Ho beneficiato della preziosa collaborazione di decine di musei, biblioteche, teatri e collezionisti. I grossissimi problemi li ho avuti per la pubblicazione del libro. Ho interpellato tutti i principali editori ma, dopo i complimenti iniziali, non se ne faceva nulla, così ho deciso di fare da me.”
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