Vi è mai capitato di vedere un film girato in tempi non sospetti e di sentirvi strani? Mi spiego meglio: dietro lo schermo, nelle riprese concluse prima della pandemia, nulla sembra essere cambiato e l’effetto è straniante. Riconoscersi nei media in generale è un processo meno immediato e automatico. Il nostro ritratto tecnologico è sfuocato, tutto si modifica
Con delle piattaforme non propriamente mie, in serate piovose o dopo una giornata caotica, mi metto in postazione sotto le coperte a scacchi e mi guado un bel film. Clicco play, partono i titoli, inizia. Mi imbatto in scene in cui tutti si abbracciano, si salutano senza mano sul cuore, si stringono senza timore. Niente gel disinfettante all’entrata dei locali al posto del consueto portaombrelli. Nessun adesivo rosso fuoco per terra indicatore di posizione. Mi verrebbe da dire stop, rifacciamo, mancano gli elementi più importanti. Dov’è la mascherina?
La discrepanza tra cinema e realtà, sempre sostenuta da molti, ora risulta evidente. La macchina da presa si è come fermata, riproduce una realtà passata. Quasi un’epoca scavalcata che risulta però più plausibile della nostra. Tutto allora è così incerto che non si comprende il limite tra dentro e fuori, vita e trasposizione, esperienza e rifacimento simulato della stessa. Chi ha ragione, chi è nel film, chi ha vissuto per davvero il cambiamento e com’è il finale?
Narcisisti venuti male
Teorie dei media spiegano quanto l’uomo sia sedotto dalla tecnologia che ha creato. Siamo abituati a godere della nostra immagine riflessa nel dispositivo digitale, in un circolo contemplativo creiamo un’identità mediata. Simili al Narciso di Caravaggio – quadro dipinto nel 1597- rimaniamo incantati dal nostro riflesso questa volta non sull’acqua, ma sul cellulare. Ora però appare a volte difficile immedesimarsi fino in fondo con i media e i loro mondi veicolati. Quasi non aggiornati rimangono con la vecchia griglia prima della grande tempesta.
I film raccontano storie scadute e non è facile mettersi nei panni di chi le recita, perché oggi sono proprio le dinamiche primitive ad essere stravolte, quelle alla base della socialità. E poi anche i social sono attuali ma non troppo realistici. Effettivamente fotografarsi con la mascherina non è molto invitante e con la prospettiva la lontananza di un metro non si vede. Insomma, ci mancano davvero gli strumenti che mostrano la verità. Siamo narcisisti venuti male, ci manca lo specchio giusto. O forse niente vetro basta solo partire da quello che viviamo davvero.
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