Solitamente quando un locale si presenta con un nome non troppo ordinario, la cosa che si tendeva a fare in passato era andare a leggere sul dizionario l’etimologia della parola. Oggi i tempi sono cambiati e lo stesso gesto è declinato su Google. Un click per capire. Lo abbiamo fatto in redazione prima di varcare l’ingresso del Filz, piccolo locale inaugurato a fine febbraio in Piazzale Crocetta 7, senza però trovare risposta chiara. Spento il computer, ci siamo recati sul posto, spinti da un’allettante presentazione del posto come scritto nel comunicato stampa: locale di spiedini e cocktail. Food pairing.
Da Filz veniamo accolti da un simpatico trio composto da Antonia, Nicoletta e Francesco. Solo nomi, niente cognomi, come ci chiedono cortesemente di scrivere. Accettiamo, capendo poi di avere a che fare con un team famigliare: Francesco è il fratello di Nicoletta (chef del locale) e marito di Antonia. Al bancone un ‘esterno’ invece: delegato all’area drink troviamo il bartender Daniel Castiglia. Hanno tutti meno di 40 anni e deciso di lanciarsi in questa avventura aprendo appunto questo locale che ricalca i vecchi soda bar degli anni 50.
“Ci piace però considerarci come un fast quality food moderno. Il nome scelto è ripreso dalla parola ‘infilzare’, visto che il nostro piatto protagonista sono gli spiedini che serviamo in una trentina di diverse ricette, separandoli tra mare, terra e vegani’’, ci svela l’arcano Antonia, mentre ci apprestiamo ad addentare uno spiedino per ogni categoria: si parte con quello ai gamberi curry, mela rossa e salsa al sesamo tostato, passiamo poi alla variante a base di carne con bombette di Cisternino e n’duja, per assaggiare a seguire la proposta veg a base di tofu affumicato, friggitelli, salsa di cipolla e alla soia.
Si chiude con il dessert, anche in questo caso inforcato negli stecchini di legno e presentato come variante del tiramisù chiamata Tiramiskewer con ghiande di tenerine ferraresi, inumidite da caffè Borghetti, mascarpone e come ultimo step un piccolo spicchio di mandarino cinese. Con un’ordinazione di questo tipo, la spesa media si aggira intorno ai 15 euro, bevanda inclusa. Alcune note da aggiungere: si mangia con le mani, lo spiedino più caro è quello con anguilla, shizo e teriyaki, e costa 6,5 euro, mentre a pranzo con 12 euro è possibile ordinare un menu speciale composto da due spiedini, una vellutata o un’insalata del giorno, con accompagnamento di acqua o soft drink a scelta.
Passando poi ai cocktail, in realtà l’abbinamento con gli spiedini non è immediato. O meglio, rimane discretamente consigliato, in linea con il trend del momento che vuole il drink miscelato in abbinamento ai piatti a pranzo o cena. Spiedino e cocktail, dunque, così vicini, ma pure così lontani. Questo perché nei piani di Filz c’è anche l’intenzione di diventare locale per aperitivo al bancone (in ottone e di colore amaranto), intorno al quale poggiano una ventina di sgabelli.
La drink lista conta 11 ricette, tutte realizzate dal bartender Franco Ponti Tucci. Di queste, alcune sono rivisitazioni di grandi classici della mixology come il Negroni Bianco preparato con Mezcal, tequila Espolon, Lillet Blanc e Biancosarti, altre signature personali, tra le quali spiccano il God Sage The Queen (liquore di pera, succo di limone, salvia e spumante) e l’N3 con Aperol, Lillet infuso alla vaniglia e Mezcal. Il locale sta muovendo quindi i primi passi, ma ragione in grande: lo staff di proprietari è ambizioso. Il loro obiettivo, come ci confermano, è ‘infilzare’ Milano con tre nuovi Filz che si pensa di aprire entro i prossimi due anni.
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