Cucina orientale, prevalentemente giapponese, l’inglese Wagamama inaugura una prima location a due passi dal Duomo, alla quale ne seguirà presto una seconda
Là dove è nato, vale a dire in suolo britannico, Wagamama è oggi una catena consolidata e di grande successo. Un po’ di storia per capire di cosa stiamo per parlare. L’insegna vede la luce nel 1992 per mano di Alan Yau, giovane imprenditore di Hong Kong, che da subito focalizza l’offerta del primo ristorante sul food Made in Asia o pan asiatico, seguendo soprattutto la tradizione culinaria giapponese e proponendo menu a prezzi contenuti.
Il format piace ai consumatori inglesi, ghiotti di ramen, ravioli gyoza, noodles, ma anche di pollo saltato con riso e condito con condimenti speziati come il katsu o il più diffuso curry. Insomma, un insieme variegato di piatti in salsa asiatica. Wagamama inizia a essere percepito come un buon esempio di format ‘good food, good price’, traducibile nell’italico ‘buon rapporto qualità prezzo’. Sfruttando il passaparola inizia a moltiplicarsi con nuove aperture. I bilanci segnano ricavi e profitti e, come spesso accade in questo casi, si affaccia qualcuno che compra tutto in blocco. Nel 2011, infatti, la catena passa sotto il controllo di Duke Street Capital, importante fondo di private equity londinese che acquisisce l’intero capitale dell’insegna e, investendo, ne accelera l’espansione anche al di fuori dei confini britannici.
Wagamama in Italia
Lo scorso anno Wagamama ha debuttato anche in Italia, prima presso l’Oriocenter e successivamente al T1 dell’aeroporto di Malpensa. Non c’è due senza tre: dal 21 giugno l’insegna è approdata anche nel centro di Milano. Location ben visibile e situata in una zona centrale della città, in via San Pietro all’Orto, a due passi da Piazza San Babila. Non troppo distante dal Jollibee, primo punti vendita di un’altra catena specializzata in cibo etnico, questa volta di tradizione filippina, che lo scorso marzo ha aperto in Piazza Diaz.
Tornando al primo ristorante milanese, la location è suddivisa su due livelli e ha una superficie complessiva di 600 metri quadri. Cucina a vista sia all’ingresso, sia nel piano superiore, con grosse tavolate che, complessivamente, ospitano circa 200 coperti. I colori sono neutri per un layout minimalista e curato negli arredi.
Il menu
Il menu replica esattamente quello degli altri due punti vendita italiani e, in tutto, si contano una cinquantina di ricette. Tra queste, il cliente può ordinare una duplice variante del teppanyaki preparato con i classici noodles di grano e uovo o, in alternativa, con quelli di riso piatti e sottili, mentre altro piatto forte del posto è il ramen che Wagamama realizza in forme diverse come quella light con leggero brodo di pollo o verdure, che diventa spicy se si aggiunge infuso di chilli, mentre un’eventuale soluzione prevede di unire i noodle con brodo di pollo e tocco ulteriore di sapori con dashi e miso. E poi antipasti e finger food a volontà, nonché una varietà di centrifughe e frullati alla frutta e verdura. A vino e birre asiatiche, si aggiunge anche la curiosa bevanda agrumata allo yuzu che sembra birra, ma non lo è.
La catena si prepara quindi ad affrontare un banco di prova impegnativo come quello milanese. Molto dipenderà dal grado di fedeltà che garantirà il target di riferimento della catena, abbastanza trasversale e con una prevalenza di giovani. Il fattore prezzo giocherà senz’altro a favore del business dell’insegna, considerando che con meno di 20 euro si cena abbondantemente. La concorrenza è molto forte, anche se entro la fine dell’anno Wagamama raddoppierà, inaugurando un secondo ristorante nel centro di Milano.