Drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, attivista e comico italiano, un uomo di teatro a 360 gradi. Parliamo di Dario Fo, autore di opere teatrali caratterizzati dagli stilemi comici tipici della commedia dell’arte italiana e rappresentate in tutto il mondo.
Noto per la sua satira politica e sociale e per l’impegno politico, vinse il Nobel per la letteratura nel 97 con la seguente motivazione: si ispira ai giullari medievali nel dileggiare l’autorità e nel risollevare la dignità degli oppressi.
La satira per lui è stata sempre baluardo contro l’arroganza dei potenti e dei tiranni.
Ha innovato il teatro comico italiano attraverso spettacoli, realizzati spesso insieme alla moglie F. Rame. Sintesi dei motivi ispiratori del suo teatro è Mistero buffo (1969), rielaborazione di antichi testi popolari padani con continue allusioni al presente.
Fin dagli esordi negli anni Cinquanta, ha rivelato spiccate doti mimiche e intelligenza scenica, mettendole al servizio di un progetto di rinnovamento integrale del teatro comico italiano, al quale ha dato un grande contributo, come coautrice e prima attrice, la moglie F. Rame. La sua produzione di spettacoli è stata immensa.
In occasione del Carnevale Ambrosiano, c’è stato anche un tributo a Franca Rame e Dario Fo, con il «Franca Rame-Dario Fo Day», giornata d’apertura della kermesse, presente anche Mattea Fo, figlia di Dario. Lo scorso 18 febbraio, Stefano Belisari, in arte Elio, storico leader di Elio e le Storie Tese, in giro per l’Italia con il tour “Ci vuole Orecchio”, l’esilarante spettacolo che racconta Enzo Jannacci, ha intervallato con pensieri scritti dai compagni di viaggio di Jannacci, tra i quali anche Dario Fo, portando idealmente gli spettatori sotto la “Madunina”, o a Parco Sempione. Il grammelot, la lingua inventata dei giullari che Dario Fo utilizzò nel “Mistero Buffo”, ha radici molto antiche.
A Fo va senz’altro riconosciuto il merito di aver recuperato una tradizione ormai dimenticata, dandole nuova giovinezza, in Italia. Il grammelot è una tecnica di recitazione, che mette insieme suoni, onomatopee e parole prive di significato, e gli attori che la utilizzano riescono a farsi comprendere da tutti, attraverso l’espressività e suoni immediatamente riconoscibili.
Dario Fo, in questo, era un maestro e mixava dialetti italiani settentrionali, assumendone di volta in volta le varie cadenze a seconda del dialetto utilizzato, creando una lingua nuova, che nessuno parlava ma che tutti capivano.
Di Paolo Brambilla
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