Per vent’anni Alessandro Michele, uno degli stilisti italiani più significativi di questo secolo, ha lavorato nella Maison Gucci, arrivando negli ultimi anni fino alla direzione creativa della casa di moda italiana (non più tanto italiana, adesso …) icona del lusso, in cui era arrivato nel 2002. Conosciuto per i suoi design massimalisti, Alessandro Michele ha fatto rivivere la popolarità di Gucci, in particolare con un’estetica Geek-Chic, uno stile di moda che non teme un abbigliamento che valorizza vestiti, occhiali, accessori, solitamente ritenuti eccessivi, grevi o noiosi e comunque non alla moda.
Il controverso stilista, all’interno di una logica prettamente punk, ha messo in scena l’operazione del cut up: cultura e trash, strada e passerelle, già anni fa, a partire dalla scoperta di un personaggio come Trevor Andrew.
“Arte e moda instaurano un dialogo da cui non nascono solo indumenti e accessori griffati dalla doppia G dello storico brand fiorentino, ma addirittura campagne poi divenute virali” come sostiene il Magazine Artuu, che racconta il mondo dell’arte dal punto di vista dei Millennials per i Millennials
Purtroppo però, il sistema moda diventa negli ultimi anni sempre più governato da logiche di profitto che costringono i creativi ad un aumento continuo dei fatturati, non alla valorizzazione del bello e del genio. “Sembra esserci davvero poco spazio per chi è fedele al suo immaginario di riferimento” afferma un’altra importante testata del mondo dell’arte. Infatti Alessandro Michele nel 2022 lascia la direzione creativa di Gucci e si ritira nel suo mondo di “Archeologo delle cose a venire” come ama definirsi. “Michele è stato il designer più sensibile al cambiamento dei tempi nel ripensare l’idea stessa di maschile e femminile” aggiunge Alessio de’Navasques, critico e curatore, che ha orientato la sua ricerca sulle intersezioni tra moda e arte contemporanea.
“Ci sono momenti in cui le strade si separano in ragione delle differenti prospettive che ciascuno di noi può avere” scrive Alessandro Michele nella sua lettera d’addio.
“Oggi per me finisce uno straordinario viaggio, durato più di venti anni, dentro un’azienda a cui ho dedicato instancabilmente tutto il mio amore e la mia passione creativa. In questo lungo periodo Gucci è stata la mia casa, la mia famiglia di adozione. A questa famiglia allargata, a tutte le singole persone che l’hanno accudita e sostenuta, va il mio ringraziamento più sentito, il mio abbraccio più grande e commosso. Insieme a loro ho desiderato, sognato, immaginato. Senza di loro niente di tutto quello che ho costruito sarebbe stato possibile.”
Il mondo della moda non può perdere però un personaggio così: lo vedremo presto in qualche importante maison francese?
Di Paolo Brambilla
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