4th

Luglio

Vincenzo Latronico e La cospirazione delle colombe

Amicizia, rivalità, successo, rivalsa: vivono forti contrasti Alfredo Cannella e Donka Berati, i due protagonisti del romanzo La cospirazione delle colombe (Bompiani, 15 Euro)

Due ventenni inseguiti nella loro corsa per un posto nel mondo dall’autore Vincenzo Latronico. Veneziano uno, albanese l’altro, studenti all’Università Bocconi, si muovono nella Milano del boom immobiliare: qui compieranno le scelte obbligate della maturità, quelle che sfidano l’etica e provano la morale. In mezzo l’amore, un passato che chiede il conto e destini incrociati. Vincenzo Latronico è alla sua seconda prova in libreria dopo Ginnastica e rivoluzione: un nome da tenere d’occhio, un piede nella letteratura, l’altro nell’arte.

Intervista a Vincenzo Latronico

La nascita di un romanzo è fatta di tanti tasselli, come li hai messi insieme per scrivere La cospirazione delle colombe?
“Quando scrissi Ginnastica e rivoluzione ero forse troppo preoccupato di trovare gli aggettivi giusti per pensare a cosa stavo dicendo, con quel libro, a chi – al contrario di me – non aveva familiarità con esperienze come quelle che descrivevo. Dopo la sua pubblicazione pensai che il mondo di giovani attivisti politici che raccontavo, rappresentasse certo la nostra società, ma dai margini. Poi lessi Balzac, dei suoi personaggi nella Parigi ottocentesca, del loro desiderio di arrivare al centro del mondo e di quelli che invece al centro del mondo ci erano nati. Ho iniziato a pensare ai miei personaggi come figure bene o male centrali, se mai avrà un centro questa astrazione trucissima, questo picnic disorganizzato e sanguinario che chiamiamo società”.

Nel libro Alfredo lavora nel settore immobiliare, Donka si occupa di economia, si racconta di speculazioni finanziarie. Come sei riuscito a padroneggiare queste tematiche complesse?
“In parte mi ha aiutato un amico operatore finanziario. E poi, quando dovetti scegliere l’università da frequentare, avevo pensato di iscrivermi alla Bocconi. Oggi mi chiedo senza rimpianto come sarebbe stata la mia vita se avessi intrapreso quella strada: quali scelte avrei dovuto prendere? È questa la prospettiva che mi incuriosiva rispetto ai temi di cui racconto”.

L’ambizione è un altro argomento importante, presente già in altri tuoi lavori, come Linee guida sulla ferocia (testo teatrale del 2009). Uno scrittore mi disse che oggi anche le ambizioni ci vengono imposte. Concordi?
“Mi interessa guardare all’ambizione in senso economico. Mi ha colpito molto la lettura di Guasto è il mondo di Tony Judt. L’autore spiega come oggi alle giovani menti brillanti venga indicata come massima aspirazione il guadagno. Negli anni Sessanta ai giovani brillanti veniva consigliato di cambiare il mondo. Non voglio dire che il presente sia peggio del passato… Credo che le aspirazioni di una generazione siano sempre, bene o male, dettate dalla società. In questo senso, scrivere della spinta a barattare il proprio talento con un mucchio di quattrini, è un modo di raccontare la nostra società”.

Alfredo attribuisce le responsabilità dei suoi errori ad altri, Donka compie un atto di slealtà via l’altro. Ripensando ai tuoi personaggi, con quale sei più indulgente?
“Vedo un po’ di me stesso in tutti i personaggi del romanzo e questo mi spaventa, perché vorrebbe dire che, come loro, di fronte a una scelta allettante non so se tradirei o meno. Eppure tra i lettori c’è chi ne giustifica le scelte in nome del passato che ha avuto. Alfredo attribuisce ad altri le sue colpe e i suoi meriti. Ha l’atteggiamento tipico di chi vive i primi fallimenti: io ho fatto tutto giusto, è colpa degli altri. In un proseguimento ideale del libro, Alfredo avrebbe fatto un percorso fuori da questa logica. Ma il libro non avrà un seguito, è contrario alla mia religione”.

Il titolo La cospirazione delle colombe rimanda alla teoria dei giochi. Modelli matematici tentano di codificare il comportamento umano. Credi che resti un quid che sfugga a queste interpretazioni? Si chiama coscienza, anima?
“Non so se ha un nome, di certo sfuggono i comportamenti irrazionali. Sfugge la bontà, la scelta di comportamenti ‘buoni’ quando tutto intorno è un invito a prendere la strada opposta. Come spiego nell’avvertenza in calce al romanzo, io ho lavorato in università come Donka. Ero circondato da persone che lavoravano duramente e senza cercare scorciatoie, per pochi soldi, pochi riconoscimenti e nessun incentivo. Lo facevano per un senso di giustizia. Ecco, anche il senso di giustizia sfugge ai modelli matematici: o meglio, suggerendo una soluzione ‘irrazionale’, pare quasi contraddirli”.

Come hai scelto la cover del libro?
“È un’immagine realizzata da Bruno Muzzolini. Rappresenta un uomo in giacca e cravatta, un businessman che corre in una radura con addosso questo paracadute colorato, troppo piccolo per poterlo sorreggere. Quando vidi questa fotografia, era il 2008 e stavo cominciando a immaginare La cospirazione delle colombe, pensai che l’avrei voluta come copertina. Conservai la cartolina che la raffigurava per tre anni. Ora l’ho persa, ma mi resta il libro”.

Quali autori italiani legge Vincenzo Latronico? Se dovessi individuare una falla, un buco nei temi della letteratura contemporanea italiana quale sarebbe?
“Leggo Tiziano Scarpa, Nicola Lagioia, Walter Siti, Giorgio Falco, Antonio Moresco. Se dovessi trovare qualcosa che manca nei romanzi di oggi, specialmente quelli scritti dai miei coetanei, direi i soldi. I personaggi dei romanzi difficilmente hanno la preoccupazione del denaro. Quando viene toccato questo tema si cade spesso in certi stereotipi della generazione milleurista, dei ragazzi da call center. Credo che alla fine si finisca per dare un’immagine consolatoria, un po’ ‘poveri ma belli’. Sì, siamo (quasi tutti) all’incirca poveri. Sì, possiamo sembrare belli, soprattutto se visti alla luce del tramonto da una nave che si allontana rollando dalla costa. Ma c’è molto altro, credo, rispetto al nostro più o meno compiaciuto autoritratto. Quelli sulla nave, ad esempio. Dove staranno andando?”.

Ti occupi anche di arte contemporanea (scrive per Domus e Frieze, ndr), come vedi il panorama italiano e milanese?
“Trovo interessanti spazi no profit come Peep Hole, Brown Project Space o Kaleidoscope. Non credo che l’orizzonte culturale italiano sia ristretto, vedo movimento nell’arte contemporanea, se i giornali italiani non ne parlano peggio per loro, lo fanno già quelli stranieri”.

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