Tre allegri ragazzi morti: un nome, una garanzia di sperimentazione e innovazione. La band di Pordenone viene fondata nel 1994 da Davide Toffolo, Enrico Molteni, e Luca Masseroni. Adesso sono impegnati in sala di registrazione per ultimare il nuovo album, in uscita all’inizio del 2007.
State lavorando al vostro nuovo album, come mai avete scelto Genova?
“È stata Genova a scegliere noi. Ci siamo sentiti lusingati.”
Notate che la città, l’ambiente vi stiano influenzando?
“Sicuramente l’aria che si respira influisce in modo profondo su ogni piccola decisione, su ogni impercettibile cambiamento d’umore. Insomma, credo che Genova ci abbia influenzato molto durante le registrazioni del disco.”
Di cosa parla il nuovo disco? C’è un tema principale?
“Forse il tema principale è il sesso. L’immaginario complessivo è più surreale del solito e c’è qualcosa di completamente folle che aleggia tra le note.”
Quali sono le differenze, se ci sono, con gli album precedenti?
“È difficile essere così lucidi da capire le differenze tra un proprio lavoro e i precedenti. Credo di poter dire che in linea di massima il procedimento è stato simile, se ci sono differenze sono dovute ai nostri cambiamenti di gusto e di capacità determinati dall’esperienza. Forse questo lavoro è più libero dei precedenti.”
Registrate al Green Fog, lo studio dei Meganoidi. C’è in vista una collaborazione?
“Questa è la collaborazione. Mattia ha catturato il disco e i Meganoidi hanno contribuito alla realizzazione dell’album in modo attivo, partecipando con i propri strumenti in più di una canzone. Anni fa abbiamo collaborato in modo più canonico registrando la cover di Rise dei PIL per la LILA, era un cd singolo per beneficenza.”
Indossate sempre le maschere, sono la vostra cifra distintiva. In una società votata all’immagine voi andate controcorrente quindi ad Halloween siete andati in giro senza la consueta figura del teschio?
“Eh. Ad Halloween non abbiamo indossato le maschere. Hai colto nel segno.”
Come definireste in una parola la vostra attività musicale?
“Sincera.”
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