Vissuto e formatosi fra Inghilterra e Italia, Stefano Arturi ha pubblicato Pausa Pranzo (Guido Tommasi Editore; Euro 15), libro di suggerimenti per sopravvivere alla rapida e sempre meno gustosa pausa pranzo. Il critico gastronomico inanella ricette che spaziano dal sandwich all’insalata, per arrivare ai piatti etnici, da preparare divertendosi e con l’imperativo della qualità.
Il tuo libro propone ricette e metodi culinari non esclusivamente per addetti ai lavori, a chi ti rivolgi in questo libro?
“E’ un progetto che coltivo da anni, non voglio usare tecnicismi da chef o trasmettere atteggiamenti dogmatici della cucina, al contempo non desidero neppure ricorrere al mondo delle massaie. Mi rivolgo a chiunque consideri la cucina un piacere, un divertimento che può impegnare tanto o poco tempo, l’importante è che ci sia leggerezza, conoscere le regole base per poi divertirsi come in un gioco.”
Il concetto di schiscetta è più italiano o anglosassone?
“Nella tradizione italiana, la schiscetta richiama all’ambiente militaresco e operaio, poi col tempo si è persa ed è stata sostituita dalle mense aziendali, dove il livello qualitativo e l’offerta si è abbassata e omologata. Nel Regno Unito hanno mantenuto il concetto di sandwich o schiscetta veloce, perchè hanno pause pranzo più brevi, al parco o direttamente al pc.”
Come vedi la realtà della pausa pranzo milanese? Ci sono posti che qualitativamente salveresti?
“Categoricamente no, il livello si è abbassato molto, manca la fantasia, complice un pubblico che si è molto adattato a questo livello pessimo di cibo. Anche la sera a Milano, a mio avviso, le proposte latitano, i ristoranti più costosi peccano di scarsa inventiva pur costando molto, inoltre sono carenti in materia di cultura culinaria abbassando ulteriormente la proposta.”
La tua proposta è incentrata sulla rapidità senza perdere mai di vista la qualità. Com’è possibile far conciliare questi due obiettivi?
“Nel mio libro vi sono ricette rapide per la sera, come altre che richiedono più tempo e possono essere utilizzate anche per la successiva pausa pranzo, c’è una elasticità di approccio. La qualità la si consegue con regole base di cucina ma soprattutto con una spesa responsabile, a seconda del budget, dove si presti più attenzione alle semplici etichette, alla qualità di quello che mangiamo, pur senza spendere un capitale.”
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