Un felino da passerella, il gatto Bengala. All’inizio dell’anno, in occasione del consueto appuntamento con la Moda Uomo, lo scatto di un misterioso ospite delle sfilate, l’identità del quale era ben celata da vistosi occhiali di Gucci, ha fatto il giro del web. Perché? Perché il giovane fashion addicted era accompagnato da un bellissimo esemplare di gatto Bengala saldamente aggrappato alla sua spalla. Sono diversi anni, infatti, che anche in Italia si è imposta l’esclusiva razza felina selezionata Oltreoceano, una specie diventata subito di moda tra vip e comuni mortali purché disposti a scucire una somma ragguardevole per assicurarsi uno di quei miracolosi ibridi dall’esotico manto. Ciò ha stimolato la nascita di diversi allevamenti lungo tutta la Penisola, da quelli più convenzionali, a quelli, ben più costosi, specializzati in esemplari da competizione o da riproduzione.
Mezzo gatto e mezzo leopardo, è il bengala. Non si tratta di una creatura mitologica: il gatto Bengala è una razza ibrida frutto dell’incrocio tra due felini, il gatto domestico e il leopardo asiatico. Originariamente di natura selvatica, e riconosciuto ufficialmente come razza felina nel 1981, il Bengala è nato quasi per caso dal fallimento di un esperimento scientifico. Sebbene risultino tracce di questo ibrido risalenti alla fine dell’Ottocento (l’inglese Harrison Weir lo menzionò nel libro “Cats and all about them”) e alla prima metà del Novecento (in Belgio e in Giappone), fu una psicologa dell’Iowa, Jean Mill, impegnata in uno studio finalizzato alla conservazione della specie del gatto leopardo asiatico, a portare a compimento la selezione di questa nuova razza. Accadde tra il 1970 e il 1975, quando una colonia di Bengala venne donata dalla stessa Mill a un laboratorio della Loma Linda University, in California, dove un team di scienziati diretti dal dottor Willard Centerwall conduceva uno studio genetico finalizzato a rendere i gatti, proprio come i leopardi, immuni alla leucemia felina, una vera piaga in tutto i mondo. L’esperimento non riuscì, ma i Bengal, così li battezzò Bill Enger nel ’74, cominciarono la loro inarrestabile conquista del mondo. E’ vero, i primi esemplari risultarono piuttosto irrequieti e selvatici, ma una volta guadagnata la quarta generazione cambiò tutto.
Un gattone striato… amante dell’acqua! Caratterizzato dall’esotica striatura “a macchie” tipica del leopardo, ora sui toni dell’arancio, ora su quelli del rosso o del marrone (da non confondersi con quella del più piccolo e docile Toyger, gatto tigrato selezionato negli anni Novanta in USA dall’incrocio tra due gatti striati), il Bengala è un gatto dalla forma allungata e dalla poderosa muscolatura che può raggiungere un peso di 9 chili. Riconoscibile anche dalla forma peculiare della coda della punta arrotondata, è un animale agilissimo, estremamente giocoso e più adatto a vivere in abitazioni dotate di spazi esterni, come un giardino (recintato) o un grande terrazzo. E’ curioso, emette dei vocalizzi singolari, ed è un cacciatore provetto, ma è anche molto affettuoso e capace di entrare subito in sintonia con i suoi amici umani. Insomma, con un bengala non ci si annoia mai. Nemmeno in acqua. Perché se è vero che altri felini (pochissimi) ne sono più incuriositi che terrorizzati (come accade invece per la gran parte), questo gatto-leopardo ne è attratto quanto e più di un cane ed è un eccellente nuotatore!
Alessandro Caporiccio
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