Una vita… “a 6 zampe”
“Ci sono due modi di sfuggire alle miserie della vita: la musica e i gatti”. A dirlo fu Albert Schweitzer, medico, musicista, teologo, filosofo e missionario tedesco Premio Nobel per la Pace nel 1952. Se ad alcuni questa riflessione può sembrare banale, o persino stucchevole, per Alessandro Caporiccio, giornalista freelance e scrittore esordiente con il primo romanzo d’imminente pubblicazione (“Nature Boy”, Giacovelli Editore), è il leitmotiv di tutta una vita.
Il primo compagno a 4 zampe, Chico, un gatto siamese campato gloriosamente ben 23 anni, arriva poco dopo la sua nascita. E’ lui la mascotte di famiglia. Giocoso, socievole e sempre pronto a nuove avventure – negli anni Settanta e Ottanta, portarlo a spasso al guinzaglio, la sua passione, non era né rischioso né inusuale -, Chico affianca Alessandro durante tutta l’infanzia e nei dieci anni più significativi della sua formazione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, dove si diploma in violino.
Dopo gli studi universitari in Giurisprudenza, Alessandro Caporiccio decide di andare a vivere per conto proprio e per mantenersi affianca agli impegni come musicista il lavoro di buyer presso una grande catena di distribuzione discografica. Prima di lasciare la casa di famiglia, però, adotta un gattino tutto nero dal destino assai incerto e lo chiama Holden, come il protagonista del celebre romanzo di JD Salinger, il suo autore preferito. Scatenato, ma dolcissimo, Holden si rivela il coinquilino perfetto, ma anche un felino piuttosto originale. Le sue attività preferite sono parare la pallina come un portiere provetto, rubare gli accendini agli ospiti per poi lasciarli cadere dal balcone dell’appartamento (al sesto piano) osservandone la traiettoria nonché, in assenza del “papà”, modellare con i denti lo scatolone di cartone opportunamente posizionato nel suo angolo preferito della casa realizzando delle finestrelle dalla simmetria perfetta su tutti i lati.
Alla fine degli anni Novanta, Alessandro Caporiccio intraprende l’attività giornalistica, prima come collaboratore part-time e, soltanto pochi mesi dopo, come redattore, autore e ideatore di progetti editoriali presso il Gruppo Finelco, storico editore di network radiofonici (Radio 105, Radio Monte Carlo, Virgin Radio), siti web, canali televisivi e riviste musicali, dove rimane per ben due decenni, per poi tornare alla vita da freelance. In quegli anni scrive anche per numerose testate cartacee e online (Tribe, Rockstar, Yahoo!.it, Virgilio.it, Rolling Stone, Corriere.it ecc..) ed è proprio durante un viaggio in treno per raggiungere il luogo di un’intervista che rimane folgorato dal giovane levriero che accompagna un altro passeggero. L’immagine di quell’esemplare – l’eleganza della postura, l’indole apparentemente schiva e quel curioso contrasto tra delicatezza, vulnerabilità dello sguardo e potenza di una struttura corporea forgiata da millenni di caccia ad altissima velocità – gli si imprime nella mente evocando una celeberrima frase di Socrate: “Più gente conosco e più apprezzo il mio cane”. Ebbene un giorno, all’inizio del gennaio 2020, quando ancora nessuno immaginava che il mondo e la vita di chiunque sarebbero stati letteralmente sconvolti dalla pandemia di Covid19, un amico propone ad Alessandro di andare nella provincia di Bergamo a vedere dei cuccioli di whippet (Levriero di taglia media originario dell’Inghilterra) appena nati. Poco più di due mesi dopo, nel pieno del primo lockdown e sullo sfondo di una Milano surreale, arriva Renè. E una nuova vita ha inizio.