23rd

Novembre

Un giro per Milano…alla Gaber

Io G. G. sono nato e vivo a Milano…“. In effetti Giorgio Gaberscik, in arte Gaber, nasce a Milano in via Londonio, 28, alle spalle del parco Sempione; è un milanese di nascita, mentre la sua famiglia è di origine veneta. Se volete visitare la sua casa provate… ma forse in via Londonio adesso “manca il 28“.

MILANO, ANNI '60 – Passando per piazza Duomo, dove Gaber canta al concerto dei cantautori nell'81 “Io se fossi Dio“,  si giunge a Porta Romana: “un bacio dato in fretta sotto un portone… in un cortile largo e fatto a sassi“. Questi scorci di Milano anni '60 sono sempre più difficili da ritrovare. Forse passeggiando verso Missori da Crocetta è possibile sbirciare dentro qualche vecchio portone e scoprire angoli di una città ormai restaurata. Le vecchie case di ringhiera non hanno più il sapore descritto dal Signor G, ma a volte conservano il fascino nostalgico di una città che ha fatto storia in quegli anni. Le ballate ispirate al repertorio popolare spostano l'attenzione verso i quartieri meno centrali della città: “Cerutti Gino ma lo chiamavan drago gli amici al bar del Giambellino“; oggi è Masuri il Bar Gino, in via Giambellino 50 ed il quartiere San Cristoforo ha cambiato aspetto da quando lo frequentava Gaber. Negli anni '60 c'erano tante fabbriche e al bar si incontravano operai e cantautori, oggi forse quel Cerruti Gino parlerebbe arabo o bengalese. “Mentre invece son qui in via Pacini mamma mia, come sono malato c'ho tanti problemi“: vicino alla stazione Lambrate, via Pacini è lo scorcio di un'altra Milano agli “antipodi” del Giambellino.

… E VADO A PIEDI – E la canzone va a scuola di teatro. Nell'ottobre del 1970 debutta al teatro San Rocco di Seregno, nell'ambito del decentramento del teatro Piccolo, “Il signor G“: inizia un percorso di “stile liberty”, nel senso che Gaber taglia e cuce come un sarto le storie di italiani d'ogni tipo e, ironicamente, osserva e pungola una società che sta cambiando sotto i suoi occhi. Milano è solo una faccia di questi cambiamenti. “Qualcuno era comunista perché piazza Fontana…” è alle spalle di San Babila ed è un luogo di memoria storica degli anni di piombo. “Ecco, corso Garibaldi… dunque, da Via Moscova non la posso prendere. Meglio girare di là. Poi magari parcheggio in Via Palermo e vado a piedi” anche voi potete fare questo piccolo giretto un po' alla “periferia” di Brera ed è bene andare a piedi, ormai quasi tutto isola pedonale! E se volete concedergli un ultimo saluto, Giorgio Gaber riposa al Cimitero Monumentale: chissà se quando diceva “Io non mi sento italiano” e “mi fa male la Lombardia…” immaginava che sarebbe finito accanto a Manzoni e Parini e ai grandi che, anche se non proprio come lui, l'Italia l'hanno fatta.

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