Entra in scena con una lunga tonaca nera, con fare quasi penitente. Poi attacca il lungo monologo di Zvi Kolitz scritto da Yossi Rakover, già portato in scena da Moni Ovadia e riaggiustato per l’occasione. L’occasione è la prima di Vittorio Sgarbi, fino al 15 novembre al Teatro Ciak con lo spettacolo Sgarbi, l’altro. Se ne andò da Milano più di un anno fa, chiudendo col ruolo di Assessore alla Cultura in maniera tempestosa. A segnare il suo ritorno sulla scena, non politica ma teatrale, non è un sipario che si apre, ma una voce fuori campo.
CHI CROLLA E CHI NO – Ma prima, un rapido sguardo alla platea: a dire il vero non è colma e ancor meno lo sarà alla fine, dopo oltre due ore di “one man show”. Chissà a quale punto se ne saranno andati Paolo Limiti o Antonio Zequila, mentre reggono fino alla fine Ornella Vanoni e Alba Parietti. E chissà se ha applaudito Maurizio Cadeo, assessore della Giunta Moratti, mentre il mattatore faceva ironia sui suoi ex colleghi Masseroli e Terzi, e sul Sindaco, ovviamente. Le stoccate si fanno attendere: prima c’è una dissertazione – con molte, troppe digressioni – sul crollo, il suo valore e la sua iconografia: il crollo del muro di Berlino, quello della Cappella della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, quello dei Buddha di Bamiyan e quello delle Twin Towers. Tra una citazione colta e l’altra, tocca ad un crollo tutto milanese: quello dello stabilimento Alfa Romeo del Portello (ospitò alcune riprese di Rocco e i suoi fratelli), su cui la Moratti (eccola) mise la firma nonostante le suppliche di Sgarbi. Fanno da corollario le macerie ancora fumanti di una villa liberty abbattuta a Morazzone, nel varesotto: una vicenda ripresa anche da Striscia la notizia. Spazio alla riflessione sulla memoria, sulla conservazione, sulla cultura che manca proprio a chi dovrebbe tutelare i famigerati beni culturali.
TRACCE DI SGARBI TELEVISIVO – I filmati dei crolli scorrono sullo schermo alle spalle di Sgarbi, ed è proprio il video di Striscia l’unico a regalarci il “solito” Sgarbi, quello sopra le righe, capace di ripetere in tv 22 volte “taci” a Cecchi Paone, protagonista di scene poi cercate e riviste su Youtube dai “fans”. Sul palco c’è l’altro Sgarbi: quello più misurato (perchè non ha contraddittorio) e – vagamente – meno concitato (perchè può prendersi il tempo che vuole, lo spettacolo è tutto suo). A mancare è forse un senso dei tempi e dei ritmi, perchè l’emorragia di pubblico è lenta ma inesorabile e più di qualcuno inizia ad alzarsi e uscire (certo, colpa anche del brutto vizio del pubblico di andarsene a spettacolo in corso). La sensazione finale è di aver assistito a una maxi puntata di Sgarbi Quotidiani, ma senza il vigore derivato dalla brevità televisiva. Tanto che alla fine, la stessa star della serata cede: “Volevo parlarvi anche di Caravaggio, va beh… domani sera“.