La fase due è iniziata e la ripartenza dopo l’emergenza Coronavirus sembra ora meno utopica e davvero possibile. Dopo mesi di lockdown una graduale rinascita suona il campanello e irrompe nelle nostre case. Ci siamo sacrificati, abbiamo resistito con tenacia e non è il momento di demordere. La pazienza deve lasciare il posto alla responsabilità
Non saprei dire se è risultata più surreale la chiusura in quarantena o la riapertura in una nuova realtà. Uscire è emozionante e paralizzante allo stesso tempo. Torni alla vita di prima e tuttavia ti accorgi che tutto è cambiato, non sei più così bravo a partecipare, non hai le regole del gioco. O meglio, le hai in termini di sicurezza e di logistica, ma non i termini di percezione. Nessuno ci spiega la gioia e il disorientamento del viaggio aldilà dell’aiuola del vicino. Sembra un sogno, viene quasi da sgranarsi gli occhi e chiedersi, ma veramente ora si può uscire per fare una passeggiata? Ecco, non è proprio l’annuncio di una liberazione diffusa, è consentita l’evasione con mascherina, senza accorpamento, con debita distanza e sempre per motivi circoscritti e giustificati. Ci vuole giudizio, diligenza, responsabilità.
Mi viene in mente il gioco che si faceva tanto tempo fa, prima dello smartphone, io lo chiamavo Un, due, tre, stella. Una persona contava, gli altri facevano passi avanti verso di lui e quando finita la conta si girava, tutti dovevano farsi trovare immobili. Ecco, il virus ha fatto un pò così, prima ci ha fatto camminare e poi ci ha fatto fermare. Manca poco a fare tana libera tutti, piccoli passi senza farsi vedere.
La novità sta nella nuova parola chiave, modalità apriti sesamo o passe-partout dei giorni gloriosi: il congiunto. Non è il caso di inventarsi cugine e ziette, non vale chiamare il prozio che durante le cene natalizie si evita sempre. Non sono compresi nei congiunti gli ex fidanzati, la simpatia del liceo o l’avventura del sabato sera. Bisogna usare il buon senso e agire in nome della sicurezza comune. Ora obiettivamente ci viene affidato un grande compito: la sorte del nostro avvenire. Quando si dice il futuro è nelle tue mani non è un’iperbole, un’esagerazione o un modo di dire, oggi è una certezza. Possiamo diventare eroi del nostro tempo e infondo dobbiamo solo essere altruisti, far parlare la coscienza e assumere la responsabilità come virtù.
Da bambini di nuovo adulti
Durante la quarantena siamo tornati metaforicamente dei bambini, ci sono stati imposti degli obblighi morali e fattuali, delle punizioni in caso di trasgressione, giustamente dei comandi da rispettare. Abituati ad essere protagonisti più che spettatori, siamo dovuti scendere a compromessi. Siamo tornati tutti in parte all’infanzia quando c’era qualcuno che per il nostro bene decideva per noi. Poi però arriva sempre un momento nella vita in cui nessuno delibera per te e devi allora mettere in pratica quello che hai imparato, diventare adulto. Nella fase due dobbiamo essere maturi, di nuovo adulti.
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