A Milano durante queste giornate di gennaio si sta verificando un vero allarme smog. Il sindaco dichiara stop alle auto nella giornata di domenica 2 febbraio. Bisogna intervenire tempestivamente, l’ambiente risente troppo del nostro inquinamento. Siamo noi umani a distruggere Madre Natura. Oggi allora il messaggio di Leopardi della Ginestra è ribaltato
A quasi quarant’anni dalla prima volta, Milano rivive nuovamente il blocco totale delle auto. Era il 2 marzo 1981. Scelta estrema quella del sindaco Beppe Sala, ma giustificata e necessaria a causa di una qualità dell’aria sempre più avvelenata per l’inquinamento. La velocità della città milanese, la frenetica circolazione delle automobili e la mobilità compulsiva come stile di vita, tramontano in questa domenica del 2 febbraio.
Chi vuole muoversi lo farà a piedi, con la bicicletta o con i mezzi pubblici ed elettrici. Diamo una tregua all’aria che respiriamo, inquiniamo ciò che ci tiene in vita. Grande paradosso. Anche se la pioggia delle notte potrebbe aver portato benefici alla qualità dell’aria, bisogna attendere le rilevazioni delle giornate di ieri e di oggi per capire se continuare con il blocchi che si rivelano comunque fondamentali. I valori del Pm10, infatti, hanno nuovamente sforato i livelli di guardia e le previsioni meteorologiche per i prossimi giorni non lasciano sperare in una diminuzione delle concentrazioni di polveri nell’aria. Interveniamo.
Una critica amara
Oggi, immersi nella modernità, all’evoluzione tecnologica corrisponde un’involuzione, un’implosione della specie. L’uomo rinnega la sua provenienza, spara su ciò che, dall’inizio dei tempi, lo ha ospitato: Madre Terra. Alla base di tutto questo c’è un’indifferenza a dir poco nociva, una noncuranza delle problematiche che affiorano nella contemporaneità sul tema del clima dell’ambiente e dell’inquinamento. Bisogna conoscere, rispettare e mobilitarsi per salvare il pianeta. I problemi ambientali, a mio avviso, accomunano tutti, influenzano la vita di ciascuno di noi, nessuno escluso. Vogliamo vedere allora che l’uguaglianza sociale si raggiunge proprio in materia ambientale? Dovremo unirci tutti, ognuno con il proprio piccolo contributo, per cambiare davvero qualcosa.
La Ginestra di Leopardi: il messaggio ribaltato
La Ginestra, o Il fiore del deserto è la penultima lirica di Giacomo Leopardi, scritta nella primavera del 1836 e confluita nel 1845 nella racconta dei Canti. In quest’opera di matrice filosofica, il grande poeta italiano attua una critica sprezzante nei confronti della natura. La lirica inizia con la contemplazione della valle ai piedi del Vesuvio dopo l’eruzione del 79 d.C. desolata, priva di vegetazione eccetto la ginestra. Dalla durezza del paesaggio nel golfo di Napoli, Leopardi procede con l’invettiva nei confronti di una natura matrigna che non si cura dell’uomo, che lo schiaccia quando meno se lo aspetta. All’umanità non resta che unirsi in una catena sociale di solidarietà contro il nemico comune: la natura crudele. Quest’ultima si prende cura dell’uomo al pari delle formiche, approfitta della sua impotenza e senza scrupoli o preavviso, lo minaccia.
Cito questa poesia del lontano 1845 per suscitare una provocazione. Oggi lo schema si è ribaltato, non è la natura a uccidere l’uomo, ma l’umanità a corrodere l’ambiente. Uomo matricida, non si cura della natura inerme che lo ha creato. Sarebbe opportuno unirsi in social catena alla maniera leopardiana non per difendersi dalle minacce ambientali, ma per prevenirle, evitarle, contenerle a favore della vita.