Le voci dei Nolers, gli abitanti del quartiere “Che sa di alcol, spezie e vita vissuta”
Là dove c’era l’erba ora c’è uno dei quartieri più multietnici e di tendenza a Milano. Si chiama NoLo, è l’acronimo di North of Loreto e già dal nome, almeno apparentemente, per chi viene da fuori, se la mena un po’. Richiama certe aree di New York ma siamo a nord di Loreto, tra Viale Monza, Via Padova e il Naviglio Martesana. Il centro nevralgico del nuovo mondo (L’ombelico del mondo, Jovanotti) ruota attorno a Via Venini e Piazza Morbegno.
Ex quartiere malfamato – “Ho vissuto qui negli anni in cui lo spaccio era davvero un problema, avveniva alla luce del giorno” ci racconta Antonia, pensionata, residente a NoLo da trentacinque anni – oggi invece viene ribattezzato “La Brooklyn dei creativi”: in piena gentrification e ricco di hub, coworking e “queer club e queer laboratory” (testuale).
Un quartiere che “Sa di cucina etnica e di spezie, di alcol e di vita vissuta”, come spiegano le voci che ce lo hanno raccontato: quelle dei Nolers, ovvero di chi vive, frequenta e ama fino al midollo la zona a nord di Piazzale Loreto, di cui non si fa altro che postare (e parlare). Affascinati perché È qui che si incontrano facce strane di una bellezza un po’ disarmante (sempre L’ombelico del mondo), attratti dalla sua trasformazione culturale, incantati dal fatto che senti che sale questa energia (questo è l’ultimo riferimento alla canzone, promesso). Tutti dicono I love NoLo.
NOLO DIXIT
“Un mio ex vicino, quando seppe dove andavo a vivere, mi rimproverò dicendo che avevo comprato casa nel cuore dello spaccio milanese – Ci racconta Barbara, managing editor – Zona pericolosa, mi disse. In effetti sotto casa mia c’era sempre una cricca che non ispirava niente di buono. Poi tutti hanno cominciato a chiamare il quartiere NoLo, all’improvviso un posto diverso, il mercato immobiliare ha accelerato in modo impressionante, sono stati aperti nuovi locali, ma solo nella parte ovest del quartiere, infatti la cricca sotto casa mia è sempre lì“. Bene ma non benissimo.
Molti Nolers sono d’accordo con Cristina, food writer: “Di NoLo adoro il suo essere vivo, confuso, rumoroso, popolare, la sua dimensione di paese e la sua identità multiculturale. Mi piace uscire di casa e sentire il vicino peruviano che mi saluta in spagnolo, aprire il portone e vedere i paki che conversano nella loro lingua, girare l’angolo e ascoltare il cinese che dopo pochi minuti diventa arabo e poi ancora filippino, inglese, francese. Un quartiere difficile, che però ha saputo conservare un’umanità introvabile altrove e che sa come non farti sentire solo“.
“Sto bene a NoLo da prima che diventasse NoLo – Betta, imprenditrice – abito qui dal 2001. All’epoca tutta la vita passava da Piazza Morbegno e dal ferramenta si parlava solo milanese. Il quartiere è cambiato, i nuovi locali hanno portato nuova energia. Impossibile parcheggiare, ma tanto ho il box!“. Sì, tu, ma chi vi scrive, un sabato sera per provare l’ebbrezza del party hard a NoLo – e la domenica mattina, per colazione – ha girato così tanto in macchina che Keruac, in confronto, con il suo On the road, ha narrato di una passeggiatina.
NoLo WEEKEND
L’aria ruffiana e leggera del sabato sera conduce al Ghe Pensi M.I. (Piazza Morbegno 2), spartana ma divertente e piacevole scoperta, pienissima di gente, quasi da strabordare, come la schiuma di birra artigianale dal suo bicchiere.
“NoLo mi ha accolto come se fossi sempre stato di casa – racconta Mino, studente universitario e chef del locale (ottimi i panini) – e mi sono sentito subito a mio agio. Adoro il quartiere perché ti libera dalle maschere che pensi di dover portare per essere accettato o per fare colpo. È come vivere in un paesello, fatto di persone uniche, che ti supportano e sanno criticarti, che riesce a tirar fuori il meglio che puoi offrire“.
Domenica mattina. Hug (Via Venini 83) “È un community hub di rigenerazione urbana, luogo etico di innovazione, punto di riferimento sul territorio“. Eh? Boh.
Ci si trova nella corte di una vecchia fabbrica di cioccolato, un po’ Nord Europa e un po’ colonia estiva di un oratorio, soprattutto per le cassette di legno riverniciate, appese all’ingresso e che recitano #coseacaso. L’atmosfera industriale e curata, però, lo rende ospitale, ottime le brioches, i libri, il palco per gli eventi, le chitarre e gli altri particolari fanno del bistrot Made in NoLo uno dei luoghi più interessanti in città.
Come Bici e Radici, poco distante (Via Nicola D’Apulia 2), originale (e Instagrammabilissima) trovata che vende biciclette e piante, “Una gioia per gli occhi – racconta Marina, impiegata e Noler da quindici anni – su quella piazzetta bellissima, con le case in stile anni ’30. Si respira un’aria mista, di vecchia Milano, dovuta alle architetture e agli abitanti di una vita, e di nuova Milano, con tanti stranieri. Molte delle case di NoLo non hanno niente da invidiare a quelle di Brera o dei Navigli“.
NoLo SOCIAL
NoLo-si direbbe mai, ma il paese multiculturale è anche super social. “Da quando è nata la Social District a NoLo la gente si organizza per fare cene, feste, lezioni di lingua“. Lo spiega Mari, assistente di direzione, lavora a Brera, vive, che te lo dico a fare, a NoLo. Oltre alla community social dove si incontrano gli abitanti del quartiere, ci spiega delle gite organizzate per la zona, “GiraNoLo, di cui sono guida. È tornata la voglia di uscire, di incontrarsi, di fare tardi“. (Non per tornare al punto di prima, però, dove trovate parcheggio?).
NOLO FREQUENZA
Proprio grazie a NoLo Social District alcuni abitanti si sono conosciuti e hanno fondato Radio NoLo, radio comunitaria no profit. “Siamo una cinquantina di redattori dai 20 ai 70 anni – ci spiega una delle sue voci – e voce di Radio 24 – Riccardo – abbiamo quattro programmi in podcast e altrettanti in fase di ideazione, dalla cucina alla musica, dal cinema all’oroscopo, più un sito che raccoglie tutta questa energia”.
Di radio in radio. Fabio è speaker di Discoradio e “Vivo qui a NoLo con il mio compagno da dieci anni, sono molto legato al mio quartiere. È bello vedere le vie gremite di gente e Piazza Morbegno è la mia piazza. L’unico inconveniente è che, a differenza di qualche anno fa, ora trovare parcheggio di sera è diventato un’impresa“. Lo so bene, amico.
NOLO DALLA A ALLA Q
“Sai che apro un locale a NoLo? – Ah sì? Dove si sparano? Auguri! – Questo era il mood. Posso ritenermi fortunato, in 20 anni li ho visti avvicinarsi tutti, piano piano, attratti da quella strana energia di un mix di razze e generi molto divertente. Fino a che qualcuno non ha tirato fuori NoLo. Sì, ci piace, chiamiamoci così“.
È nonno NoLo, come si definisce lui, Carlo, boss del q|LAB (il venerdì sera al Q21, Via Padova 21), il lato trasgressivo di NoLo. A spiegarci meglio è Stefano, art director, dj, Noler: “q|LAB nasce prima di NoLo ma con la stessa urgenza: creare un luogo di aggregazione e di scambio culturale. Abbiamo visto la lenta e non invadente trasformazione del quartiere, perfetta per un queer club“.
Noler anche Giulia, travolgente PR (immaginate un’irresistibile cadenza siciliana): “Prima si parlava di Via Padova e di Viale Monza, ora si parla di NoLo, forse più chic per i milanesi veri e di adozione. Ora è una zona diversa, su cui molti scommettono. Sulla scia di questo cambiamento si fonda q|LAB, un’officina creativa che della bellezza della diversità ha fatto un cavallo di battaglia, scuotendo gli animi troppo silenti di Via Padova“.
No(me)lo so spiegare
NoLo è tutto e il suo contrario. È il quartiere che ragiona come una metropoli, è il caos per trovare posteggio in una strada dove tutti si conoscono, è il paese nella città. È l’espressione che da fuori sembra uhm ma poi, se la conosci, puoi anche dire wow. O forse dici wow a prescindere, se ci sei nato o ci vivi, un po’ per partito preso.
In un solo pensiero: “Cosa mi piace di NoLo? La dimensione di provincia, la piazza e gli incontri casuali per strada, il bar dove ordini il solito e più o meno sanno cosa darti, i gay che non se la tirano, lo spirito adolescenziale del pettegolezzo da parrucchiera”.
“Cosa non mi piace? La dimensione di provincia, i gay che se la tirano, il pettegolezzo da parrucchiera, l’essere amici di tutti e l’inevitabile “spampanarsi” di tanta voglia di essere NoLo”. Carlo, quasi pensionato.