28th

Aprile

Silenzio assenzio

Che lo si chiami fata verde o regina spietata, che lo si demonizzi additandolo a veleno per le sue proprietà allucinatorie o lo si innalzi ad ambrosia salvifica per sfuggire al male di vivere, da sempre l’assenzio è ammantato di un’aura mistica di fascino che genera attrattiva, timore e leggende. Bevanda dalla storia tormentata fra proibizionismo ed espressione della filosofia bohemienne, l’assenzio, dopo anni di illegalità, torna ad occupare un posto d’onore fra gli alcolici proposti nei locali milanesi.

CENNI STORICI – La storia dell’assenzio inizia nel 1792 quando Pierre Ordinaire, medico francese esiliato in Svizzera mette a punto una soluzione alcolica a partire dalla distillazione dell’artemisia absinthum. La ricetta giunge poi nelle mani del gentiluomo svizzero Pernod, che ne inizia la commercializzazione. La bevanda ha un’immediata diffusione in  Francia e poi nel resto dell’Europa. Le politiche contro l’abuso di alcolici, vera piaga sociale, ne proibiscono ben presto il consumo che persiste a livello illegale, diventando simbolo dell’élite intellettuale ed artistica romantica ottocentesca.

IL RITO – Bere assenzio implica un cerimoniale preciso di preparazione, che affonda lontano nello spazio, lungo i boulevard di Parigi o nei café di Praga, e nel tempo, all’epoca degli scandalosi versi di Verlaine. Il distillato, la cui gradazione si aggira intorno ai 68 gradi, può essere infatti preparato secondo il metodo classico parigino, che consiste nello sciogliere con acqua la zolletta di zucchero sul cucchiaio traforato posto sul bicchiere del verde liquore (in modo da diluire quest’ultimo), o alla moda boema, incendiando lo zucchero e caramellandolo prima di immergerlo nella bevanda.

I POETI MALEDETTI – La sua estetica piacevole, il rituale connesso e il prezzo abbordabile fanno dell’assenzio la consumazione preferita dagli artisti e dai letterati romantici che consacrano versi e dipinti alla fata verde e la considerano una sorta di analgesico contro le paure, la solitudine e le delusioni umane, nonché catalizzatrice dello spleen decadente. Se Wilde è grato all’assenzio perché conduce all’oblio e come unico pagamento chiede un mal di testa, Hemingway gli riconosce il merito di trasformare le idee attraverso un’alchimia chimica. In Italia l’assenzio, consumato nei circoli scapigliati, viene messo fuori legge nel 1935 per poi essere reintrodotto solo pochi anni fa.

DOVE BERLO – Al Bohemia di Arcore. O secondo l’antico rito. Oppure nel Mojito, preparato dai barman sia per l’happy hour che nel dopocena.

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