La rossa più charmante di tutto il firmamento gourmet ha sentenziato. Presentata all'Hotel Principe di Savoia, la Guida Michelin Italia 2015 è arrivata puntuale con i suoi verdetti stellati. Un traguardo importante quello della bibbia gastronomica, che giunge quest'anno alla sessantesima edizione e che per l'occasione diventa più social grazie a un'app, disponibile dal 7 novembre. Come stanno i ristoranti dello Stivaletto? A guardare i dati molto bene. La nostra Penisola, infatti, si conferma il secondo Paese al mondo per la concentrazione di astri Michelin: ben 332 esercizi, di cui 8 tristellati, 39 bistellati e 285 monostellati. Ed è tutto italiano il primato al femminile, con 47 donne che ci regalano l'ebbrezza di essere lo Stato dove splende il più alto numero di stelle in rosa.
COSÌ PARLÒ LA ROSSA – Ma veniamo alle novità. Se rispetto all'anno scorso resta invariato il numero di location tristellate, sul fronte bistellato se ne aggiungono due: Il Piccolo Principe di Viareggio e la Taverna Estia di Brusciano, in provincia di Napoli. E poi? Ci sono 27 new entry illuminate da un astro e 30 nuovi indirizzi Bib Gourmand, i ristoranti che offrono una cucina di qualità a prezzi contenuti. Tra questi, il meneghino bistrot Pisacco, nella centralissima Via Solferino. E a proposito di numeri, sono 11 i giovani talenti stellati under 35. Qualche curiosità? Gastrovagando per il Bel Paese, è possibile imbattersi in ristoranti neostellati davvero particolari. All'interno del Museo di Arte Contemporanea di Lucca, per esempio. Dove il viaggio nella creatività dalle opere esposte prosegue a L'Imbuto di Cristiano Tomei, chef che porta la fantasia nel piatto. E ad Arzignano, in provincia di Vicenza, dove per la prima volta approda una stella in una macelleria, nella cucina dei fratelli Damini.
IYO ME LO ASPETTAVO – E la Lombardia? Si difende bene. Anzi benissimo, visto che si conferma la regione con il maggior numero di astri Michelin, con ben 58 esercizi raggianti. Tra le new entry, ci sono due nuovi ristoranti stellati a Milano: uno è il Berton di Andrea Berton – la cui consacrazione era dai più attesa – e l'altro è l'Iyo, regno dello chef Haruo Ichikawa, primo giapponese in Italia a ricevere tale riconoscimento. Una stella anche per l'Umami di Bormio, per il Lido 84 di Fasano del Garda e per Il Saraceno di Cavernago. Mentre si confermano, come da copione e senza alcuna variazione, le glorie della Madonnina da anni baciate dall'estro dei cuisiniers e dalla guida rossa. Tra queste, Alice di Viviana Varese, che dopo il trasferimento da Via Adige a Eataly Smeraldo è rimasta a splendere nel cielo di Milano. Così come ha conservato la sua altissima luce l'Unico, al ventesimo piano del World Join Center, dove da maggio si è insediato Felix Lo Basso. E a proposito di glorie cittadine, Matteo Baronetto, l'ex sous chef del bistellato Carlo Cracco, ha conquistato un astro tutto suo al ristorante Del Cambio, in quel di Torino. Chapeau.