3rd

Aprile

A cena da Ash

Arancio e ocra. A duettare fra archi profilati da disegni orientali, mentre un sole rosso su sfondo blu regala una benefica energia. Al Tara, tempio indiano di buona cucina, ogni dettaglio è studiato ad arte, al fine di creare un’atmosfera avvolgente. E se dal soffitto scendono morbide fiamme luminose, sono le lampade a forma di fiori di loto a giocare fra trasparenze ed evanescenze. Intanto, le sculture di Ganesh, il dio capace di rimuovere tutti gli ostacoli, e di Lakshmi, la dea della fortuna nonché consorte di Visnù, vigilano sugli ospiti. Ashwinder Singh (detto Ash) ha voluto un luogo pregno di significati, trasformando il rito della cena in un’esperienza. Del resto, anche il nome Tara non è stato scelto a caso, visto che è lei a dea della giustizia e la combattiva fonte della vita.

CURRY E TANDOORI – Anzitutto, il curry non è una spezia, bensì una salsa, un brodo, un sughetto che va a completare una pietanza ammorbidendone la consistenza. Un intingolo che può risultare semplice (solo con yogurt, latte, panna o pomodoro) oppure complesso, a base di chiodi di garofano, coriandolo, cumino e curcuma. E il tandoor? È un forno dal rivestimento interno in argilla, che consente di raggiungere temperature di 400-600 gradi centigradi. Il passaggio determinante? Prima di essere infornati, gli alimenti vengono marinati per almeno otto ore in una varietà di spezie, aceto, yogurt o panna. Il risultato? Cibi teneri e gustosi. Persino il pane viene cotto nel tandoor, declinato in diverse varianti: roti (di farina integrale non lievitato), naan (soffice al latte), paratha (integrale a strati con burro), kishmish naan (con aromi e uva sultanina), cheese naan (con ripieno di formaggio) e lassan naan (all’aglio).

SFIZI ALLE SPEZIE – Musica indiana (ma moderna) in sottofondo, camerieri in abiti tradizionali e la cena è servita: samosa (involtino con ripieno di patate e verdure speziate), chicken roll (rotolo di pane e pollo) e prawn pakora (gamberi in pastella di ceci e lenticchie). Per continuare con tandoori misto, chicken tikka masala (cremoso curry di pollo), rogan josh (curry di agnello allo yogurt) e prawn malai (curry di gamberi al cocco). La novità? Alcuni piatti indo-birmani come il delicato hariyali chicken (pollo con verdure croccanti appena scottate), l’agro-dolce-piccante chilli chicken (pollo, peperoni e peperoncini) e l’okra, stufata con pomodori e cipolla. Da accompagnare a riso basmati in multiversione. Senza dimenticare le portate rigorosamente vegetariane: alu gobi (piatto tipico del Punjab a base di patate e cavolfiori); vegetable kofta curry (curry di polpette di verdure); baigan bharta (polpa di melanzana affumicata e speziata); e chana masala (piatto di ceci del nord dell’India). Per finire, dolcetti al cocco o un phirni (budino di riso, mandorle, uvetta e zafferano).

SORSEGGIANDO – Una quarantina i vini in lista, affiancati dalle birre. In carta ci sono le italiane (da provare l’ambrata al farro Rio Maggio), le indiane (Meera, Kingfisher, Cobra e King Cobra doppio malto) e quelle più particolari come la Hy Super Beer (bionda dal profumo di crosta di pane e dalle note d’ananas e albicocca) e la Hy Cuvée (dal colore ramato e dai sentori di vaniglia, caramello, liquirizia e prugna matura). Ma non mancano tè allo zenzero e una bevanda rinfrescante quale il lassi, preparato con yogurt e polpa di mango.

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