14th

Ottobre

Pop Seventies

Gli anni ’70 vedono l’arte raccogliere le eredità lasciate dai grandi geni della prima metà del Novecento, quali Pablo Picasso e Amedeo Modigliani, ma ad un tratto si giunge ad un punto di svolta totale. Passate le due guerre mondiali, ecco gli anni ’60 del boom economico ed ecco i Seventies con i loro contrasti hippy e pop.

POP-ART – Nata negli anni ’50 in Gran Bretagna, la Pop Art arriva al grande pubblico dell’Occidente due decenni più tardi, dopo essersi sviluppata negli Stati Uniti negli anni ’60. The king of Pop Art fu Andy Warhol che, nella sua Factory raccoglieva con sè artisti, musicisti, attori, travestiti, show-people. Una specie di “osannati e rifiutati” dalla società, a seconda dell’ottica in cui si vedano i singoli personaggi. Dietro ai colori forti e psichedelici, dietro ai contrasti della complementarità dei toni e dietro all’ossessiva ripetizione dei soggetti, si cela una profonda tristezza, la stessa visibile nello sguardo di Warhol. Questa nuova forma d’arte popolare è in netta contrapposizione con l’eccessivo intellettualismo dell’Espressionismo Astratto e volge la propria attenzione agli oggetti, ai miti e ai linguaggi della società dei consumi. Arte “popolare” non perchè fatta per il popolo, ma in quanto di massa, cioè prodotta in serie. E per il fatto che la massa non ha volto, quest’arte deve essere il più possibile anonima.

FOLCLORE URBANO SENZA ANIMA, MA RIVOLUZIONARIO – Niente sentimento, niente poesia, niente emozioni, solo nuda estetica. La Pop Art respinge l’espressione dell’io interiore e dell’istintività per guardare al mondo esterno, il cosiddetto “folclore urbano”. Eccola infatti raccogliere in sè i fumetti, la pubblicità, i quadri riprodotti in serie. Come il movimento svizzero Dada degli anni ’20, la Pop Art mette sulla tela o in scultura oggetti quotidiani elevandoli a manifestazione artistica, ma completamente spogliato da quella carica anarchica e provocatoria dei dadaisti. Col consumismo inizia anche la critica alla società dei consumi, degli hamburger, delle auto, dei fumetti, intesi con la logica mercantile. Il ruolo rivoluzionario degli artisti che hanno fatto parte di questo movimento è stato introdurre nella loro produzione l’uso di strumenti e mezzi non tradizionali della pittura, come il collage, la fotografia, il cinema, il video.

SEVENTIES NELLE MOSTRE A MILANO – Fu proprio Andy Warhol ad offrire a LaChapelle il suo primo incarico professionale fotografico per la rivista Interview Magazine, quando lo incontrò allo Studio 54 di New York. Lo stesso David LaChapelle che oggi è in mostra a Palazzo Reale di Milano fino al 25 novembre, con la sua invettiva contro il consumismo e la caduta dei valori, con la sua novella pop art surreale, patinata, glam. Altro artista che lavorò nel corso degli anni ’70 è Victor Vasarely che si occupò di ricerche ottico-cinetiche, con illusioni ottico-prospettiche, diventando così uno dei principali esponenti della optical-art. Non il cuore ma la retina, alla Triennale Bovisa fino al 27 gennaio 2008, propone una lettura inedita per il pubblico italiano del percorso artistico e culturale dell’artista e del suo ruolo nella storia dell’arte del ‘900. E ancora alla Triennale fino al 30 marzo 2008, ma quella in Sempione, si ritorna con lo sguardo agli Anni ’70, il decennio lungo del secolo breve, questa volta in Italia. Un percorso labirintico dentro uno dei periodi più ricchi, complessi e contraddittori della nostra storia recente, con la volontà di offrire ai visitatori anche molto giovani un’occasione di riflessione aperta prospetticamente da quegli anni fino al nostro presente. La mostra ripercorre gli anni Settanta attraverso alcune istallazioni dedicate a parole-chiave (viaggio, corpo, conflitto, corteo, performance) o a figure emblematiche (Moro, Pasolini) del decennio in questione. Nello stesso tempo, passa in rassegna ed espone, sottolineando le contaminazioni e le ibridazioni fra i vari linguaggi, quanto gli anni Settanta hanno espresso nel cinema e nella letteratura, nel design e nella musica, nell’arte figurativa e nel fumetto, nel teatro e nella moda, nel sistema mediatico e in quello tecnologico, nella comunicazione e nello sport.

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