Sette sculture del maestro italiano vengono esposte a Milano insieme ad una quarantina di opere di altri numerosi scultori, tutti nel solco del classicismo.
DANZANDO CON LE STATUE – Chi non vorrebbe essere un novello Pigmalione per toccare, palpare, baciare ovunque e possedere queste superfici tremendamente lisce, questi corpi perfetti, queste forme così distanti ma seducenti? Non si può descrivere con distacco l’esposizione di capolavori del Canova e di suoi contemporanei, allestita a Palazzo Reale fino al 2 giugno; non si può non deambulare fra marmi senza essere in preda ad un’ansia di scoperta, ad un desiderio di apticità, ad una istanza di emulazione che ti faccia svestire i panni di essere umano riacquistando quelli di statua immortale ed eterea. 7 i capolavori di Antonio Canova provenienti dal magnifico Ermitage di San Pietroburgo: Danzatrice con le Mani sui Fianchi, Amorino Alato, Testa di Paride, Testa di Elena, Le Grazie, Testa del Genio della morte e Maddalena Penitente: le gôut, la noblesse, la grâce, in un gioco di forme, di trasparenze, di erotismo appena accennato ma così prorompente. Scruti ogni angolo, ogni lobo, ogni angolo di corpi resi custodi di un intero universo di sensi, incorniciati da un’innocenza ambigua, che va oltre al soggetto raffigurato, alla posa, alla contestualizzazione storica. L’arte è divina, metafisica, perfetta: l’artista genio non scolpisce solo la materia, ma anche il sentire dello spettatore pienamente partecipe e vulnerabile, quindi.
UN UNIVERSO DI SENSI – Insieme a Canova altri suoi contemporanei, che, come lui, hanno avuto molto seguito nell’imponente impero russo e che non sono stati indifferenti alla lezione di stile e genialità del maestro del marmo per eccellenza – accostabile in fama solo a Michelangelo e Donatello: Lorenzo Bartolini colpisce con la Fiducia in Dio e l’originale Ninfa dello Scorpione, e ancora Pietro Tenerani, Luigi Bienaimé, Rinaldo Rinaldi, John Gibson, G. Antonio Cybei, Giovanni Dupré, Carlo Albacini, Emil Wollf e Carlo Finelli.
Per amor di cronaca, anche se ti accosti senza pregiudizi alle sale espositive, ti accorgi molto prima di scorgere i nomi degli autori, quali siano le opere di Canova e quali no: un universo altro e inarrivabile nella sua ricercatezza e finezza formale.
Immersi in un’atmosfera di pace e introspezione, cullati da una musica tenue e intensa, ripercorrere più volte l’itinerario di sensi ed emozioni che la mostra ci risveglia, è un piacevole dovere, per scoprire nuovi e impensabili prospettive, particolari unici, da portare con sé uscendo dalla mostra. Il confronto con la sfera dell’umano è d’obbligo: se tutti fossero statue…utopie dell’arte.