The power 100 è la classifica annuale pubblicata dalla rivista ArtReview dei 100 nomi più potenti dell’arte tra galleristi, collezionisti, artisti e curatori. In cima alla lista questo anno si è classificato Damien Hirst, dopo il coraggioso investimento personale per la realizzazione del teschio ricoperto di diamanti, la più costosa opera d’arte mai realizzata (attorno ai 50 milioni di sterline). Ma la vera novità è la presenza di ben tre italiani in classifica, che non erano stati inclusi nel 2007.
MAURIZIO CATTELAN #68 – Uno dei più conosciuti artisti italiani all’estero, emerso a livello internazionale già dagli anni ’90. Dicono sia un imbroglione, che cerchi costantemente di scardinare il sistema dell’arte in cui si trova. Dopotutto alla Biennale di Venezia del 1993 ha venduto il proprio spazio espositivo a un’agenzia pubblicitaria (Lavorare è un brutto mestiere, 1993). E’ riuscito ad incollare al muro con del nastro adesivo il gallerista Massimo De Carlo, lasciandolo sfinito appeso alla parete durante tutta l’inaugurazione (A perfect day, 1999). Ha aperto a New York The wrong gallery, il più piccolo spazio espositivo della città, una porta a vetri con uno spazio di un solo metro quadro. Ha perfino organizzato la Sesta Biennale dei Caraibi in barba ai curatori che, accorsi da tutto il mondo, hanno trovato gli artisti in spiaggia senza opere. Con suo atteggiamento irriverente, è il perfetto artista contemporaneo, che si muove facilmente tra contenuto e mercato, nello spirito di Piero Manzoni, il leggendario anti-artista degli anni ’60.
MASSIMILIANO GIONI #78 – Giovane critico milanese, un classico caso di fuga di cervelli all’estero. Dopo anni a New York come caporedattore di Flash Art, attualmente è direttore artistico della Fondazione Nicola Trussardi di Milano e cura progetti speciali presso il New Museum of Contemporary Art di New York. Il suo nome è spesso associato all’artista padovano Cattelan, con il quale ha curato la Biennale di Berlino del 2006 (terza curatrice era Ali Subotnick) ed ha fondato la rivista d’arte Charley.
MIUCCIA PRADA #87 – Non è solo una delle stiliste più potenti al mondo, ma è anche il volto di una Fondazione nata nel 1993 in collaborazione con il marito Patrizio Bertelli con l’intento di presentare “le più profonde provocazioni mentali dell’arte del nostro tempo” (Miuccia Prada, 1993). La Fondazione Prada, con l’appoggio del critico Germano Celant, è riuscita ad allestire mostre personali di artisti di fama internazionale per la prima volta in Italia come Steve McQueen, Michael Heizer e Dan Flavin. Caratteristica della loro linea culturale è la volontà di realizzare eventi “unici”, da qui la decisione di non esporre opere già prodotte in studio ma di collaborare come co-produttori di un progetto dell’artista. Ora siamo in attesa di vedere la nuova sede progettata da Rem Koolhaas a Sud della città, un centro polifulzionale che potrebbe essere il prossimo miracolo a Milano.
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