Non so voi, ma una delle domande che più mi assillava quando giocavo da bambino era “Chi fa il cowboy e chi fa l'indiano?” Di una sola cosa ero sicuro: in entrambi i casi, la musica da intonare durante la simulazione della cavalcata era l'Ouverture Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini. Retaggio culturale dovuto alla sigla de Il cavaliere solitario, mitico serial western anni Cinquanta. Sessant'anni dopo, la Walt Disney ricompone il trio artefice della saga sui pirati dei Caraibi, Depp-Verbinski-Bruckheimer (attore-regista-produttore) e li coinvolge per l'adattamento cinematografico del telefilm, The Lone Ranger.
John Reid, interpretato diligentemente da Armie Hammer (J Edgar), è un cavaliere mascherato che lotta per la giustizia nelle terre selvagge del West, insieme al fidato indiano Tonto (un macchiettistico Johnny Depp) e al cavallo bianco Silver. A raccontare la storia è proprio Depp, che a cinquant'anni interpreta l'ennesimo personaggio caricaturale ispirandosi per le movenze slapstick al cinema muto e per il look al famoso dipinto I Am Crow di Kirby Sattler. La pellicola gode di (pochi ma) buoni momenti grotteschi (il bambino al museo) ed action (gli inseguimenti sul treno), ma non decolla mai se non negli ultimi minuti. E considerando i problemi di budget che ha avuto l'intera produzione, forse era meglio se il regista Gore Verbinski avesse concluso la sua esperienza western con il cartone Rango. Lasciando certi miti dove stanno, nel passato.
In sala dal 3 luglio.