Incontro Violetta Beauregarde in stazione a Porta Genova, il cielo piove e lo fa con cattiveria
Mi aspetto d’incontrarla abbracciata alla sua tastiera giocattolo, invece è minuscola e imbarazzata, mi presento stringendole la destra e mi dice “Hai la mano molle”. Penso che sarà difficile l’intervista a Violetta Beauregarde, perché con Violetta tutto è difficile, almeno è l’intuizione dovuta al suo blog, Heidi666, al suo primo libro L’eterna lotta tra il male e il malissimo, ai testi delle sue canzoni. Miss Violetta Beauregarde sta scomoda e ha trovato la strada giusta per non raddrizzarsi mai.
L’intervista a Violetta Beauregarde
Una delle cose che fa parlare maggiormente di te è l’imminente uscita del film Mucchio Selvaggio di Matteo Swaitz, un porno urbano in cui tu compari come attrice...
“Immagino che vuoi sapere della scena hard ha cui ho partecipato. Mario Swaitz è un fratello per me, siamo molto uniti, mi ha subito voluto come attrice, ma non c’era scritto sul copione che io dovessi farlo, ho deciso io. Il film s’intreccia sulle vicende che legano i rapper e i raver a Roma. Oltre ad pornodivi del calibro di Trentalance, appaiono nel film esponenti della scena hip hop hardcore come i Club Dogo di Milano. Ho fatto quella scena per andare contro quel trend soft erotico semipatinato, ma alternativo di Suicide Girl.”
Parlando di musica, è uscito nel 2006 il tuo secondo disco, Odi Profanum Vulgus Et Arceo, quali sono le differenze con il primo successo, ti senti maturata rispetto a Evidentemente Non Abito a San Francisco?
“La prima delle differenze tra i due dischi è la casa discografica con il quale sono stati prodotti. Odi profanum Vulgus Et Arceo è stato prodotto da Temporary Residence, un gruppo affiatato e molto umano, nel senso che sanno lavorare con gli artisti. Soprattutto il saper lavorare con me, che è molto difficile. Sono dei professionisti. ”
So che stai scrivendo un altro libro, segue la stessa linea del primo?
“Il primo libro era una sorta di diario, con estratti dal blog (rielaborati) e inediti, per il primo capitolo mi sono giocata una posizione nel testamento di mia zia, per il contenuto globale ho guadagnato la possibilità di scriverne un altro. Ci sto lavorando molto, giorno e notte, talvolta scrivo senza sosta per poi accorgermi che devo scremarlo da troppe cavolate. E’ leggermente diverso dal primo, è una sorta di autobiografia romanzata che pesca dal vero e puccia nella fantasia. Ho cambiato i nomi di tutte le persone reali contenute nella trama, e alcune vicende sono portate all’estremo, oppure soltanto farcite con della pura fantasia.”
Vieni spesso a Milano per suonare, sei ricercata nella capitale italiana dei club?
“Le date me le cerco da sola, solitamente, mi piace fare tutto da me. Comunque vengo spesso a Milano, ho anche vissuto per qualche mese, ho degli amici qui, come per l’appunto i Club Dogo, ma anche Chief e gente della scena hip hop italiana. Qualche amico nelle testate musicali. Ci sono molti locali, e molte realtà interessanti per suonare e per fare elettronica. Ma se devo essere sincera non le apprezzo a pieno, quello che piace a me lo puoi trovare a Roma, dove ho vissuto per due anni. Ora, d’altro canto, vivo su di una collina isolata in provincia di Alessandria. Ti dico solo questo.”
Hanno mai registrato un tuo concerto?
“No, mi sono sempre rifiutata.”
Perché?
“Perché i miei live mi fanno cagare…”
Cosa manca a Violetta per essere completa?
“So che può sembrare strano, ma probabilmente mi manca un marito.”