20th

Gennaio

Davide Van Des Froos

Immaginatevi un bar di paese, un tavolo con una brocca di buon vino rustico rosso e fumoso di quelle storie che ha visto nascere, che ha consolato, che ha rallegrato, che ha intristito, a cui ha posto fine.
Immaginatevi un cantastorie dall’aria un po’ ombrosa, in giacca e pantaloni un po’ stropicciati… lo vedete? Sì un cantastorie stropicciato, che racconta vicende del nord Italia, di gente comune dei dintorni del Lago di Como.

A pensarci bene i racconti si somigliano ovunque, lo sappiamo, e allora sovvengono alla mente le vite dei Pellerossa che s’intrecciano a quelle degli alpini, grazie ad una piuma. I treni portano via i cow-boy comaschi, alla scoperta della città. La corriera va su e giù, portando a spasso esistenze diverse. La signora dei platani e dei panni stesi vedeva anche uccidere cani davanti a casa sua e il Genesio ha fatto di tutto.

Parrebbero leggende, invece sono accadute veramente… ci sono i testimoni!
Storie dure ed altre divertenti.
Tutte insegnano che avere una storia da raccontare vuol dire che vale la pena di vivere e che, anche se può essere uno sporco lavoro, qualcuno lo deve pur fare.
Stramberie di paese, non troppo strambe, perché sono la normalità delle piccole realtà, dove tutti si conoscono, ma proprio tutti.

Fa ironia sul serio, Davide Van Des Froos, il nostro cantastorie che suscita risa, amare o di cuore.
Le sue canzoni, fusione di folk, rock, country e blues, sono state proposte al Teatro Studio in chiave jazz alternate a tanghi, ispirandosi ad Astor Piazzolla, con la complicità dei Libertango.
Davide si finge burattino sulle note dei temi di Pinocchio di Comencini e Nino Manfredi.
La malinconia appare come in un sogno, lontanissima, tuttavia forte e presente e non ci resta che sorridere delle nostre buffe esistenze. 

di Melissa Mattiussi

Teatro Studio

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