7th

Marzo

Giacomo Spazio, artista, designer, musicista, l’intervista

Le nuove -e non solo- leve artistiche si rivolgono a un signore tutto orecchini e giacca di pelle

Una biografia fittissima quella di Giacomo Spazio, che passa senza soluzione di continuità dalla pittura alla grafica, dai collage alla produzione editoriale alla discografia. In città c’è una nuova galleria per chi crede nei fenomeni underground, nel mix tra i generi e nella vecchia idea di poetica, ormai dimentica.

L’intervista a Giacomo Spazio

Come nasce uno spazio come la Limited No Art Gallery?
“Tutto è nato quando, tempo fa, gli amici artisti si lamentavano dicendo che non c’erano posti dove esporre in città. Da lì è nata l’idea dello spazio espositivo e sono diventato curatore e gallerista: da quel momento non ho più avuto week end liberi e per alcuni amici artisti ora sono solo un gallerista che a volte li esclude dalle collettive, e loro s’offendono”.

Anche se saturi, a Milano ci sono moltissimi spazi espositivi. Come si vuole distinguere la Limited?
“Con uno sguardo diverso nel mondo dell’arte. Uno spazio che è come il primo e il secondo girone dell’inferno dantesco, dove insomma le cose succedono. L’idea di fondo è di mantenere un contatto tra chi si esprime e chi si vuole interessare, senza limiti di età. Certo, i giovani si fanno sentire, in media tre persone al giorno inviano la loro produzione. Ma, per esempio, una delle prossime mostre in programma è una personale di Elvezio Ghidoli, settantenne che ha dipinto sempre nel tempo libero, che già negli anni ’70 si dedicava al ritratto con quello stile tra illustrazione e pittura che viene molto sfruttato agli artisti di oggi. E’ esattamente questo tipo di confronto generazionale che mi interessa”.

Qual è il pubblico che si è creato fino ad ora? Chi acquista?
“Le opere che esponiamo sono ovviamente in vendita, con prezzi decisamente accessibili. E’ per questo che il nostro pubblico è variegato, ma vero. Direi che l’età media è di circa 28-30 anni: ci sono giovani coppie e anche qualche collezionista per passione che sceglie in un attimo cosa comprare, ma qui l’età si alza fino ai 60 anni. Qualcuno mi spedisce addirittura fotografie che testimoniano dove sono state collocate le opere in casa, o acquista diverse opere di un artista come regalo di nozze per gli amici”.

Con la fondazione della indie-label Vox Pop è iniziata ufficialmente l’avventura con la musica. Con la maturità hai scelto il mondo dell’arte perchè più “serioso”? Sto solo provocando…
“La mia gente è del mondo della musica e dei libri. Così come anni fa nell’ambiente musicale ho cercato di creare un circuito indipendente, cosi voglio fare anche nell’arte. Un tempo la gente non aveva capito che il messaggio potesse passare attraverso la musica, ora si deve dimostrare che può passare anche nell’arte. Siamo in un momento di grande cambiamento: questa generazione, la tua generazione, produrrà così tanto che tutto si dividerà in due gruppi fondamentali: una grande espressione media e dei grandi superlativi di massa. Sarà finalmente chiara la frattura tra l’analogico e il digitale, la generazione vecchia e quella nuova”.

Giacomo Spazio, artista, designer, musicista, ma anche produttore ed insegnante al Politecnico di Milano. Siamo oltre la commistione dei generi. Un caso eclatante è il libro-album Nema Fictione realizzato con Alessandro Raina e Pierluigi Petris.
“Quello è stato un bel esperimento, forse non da tutti compreso a fondo. E’ il risultato di una guerra tra due generazioni: io scrivevo, Alessandro scriveva, ci scambiavamo i testi, li manipolavamo, riscrivevamo le parti dell’altro. Un vero confronto. Quando ero giovane spesso venivo accusato del difetto di avere il piede in due scarpe. Ora invece per le nuove generazioni è naturale e sintomo di qualità avere il piede in almeno tre scarpe, è questo il futuro”.

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