Fino ad anni recenti il lavoro svolto per ricostruire una storia dell’omosessualità in Italia è avvenuto fuori dalle aule universitarie; in libreria Omosessualità e cinema italiano di Mauro Giori, docente dell’Università degli Studi di Milano. Un primo tentativo di ricostruire i rapporti tra cinema italiano e omosessualità nel secondo dopoguerra
Capita spesso di sentire che i ricercatori universitari italiani sono più apprezzati all’estero che in Italia. Anche nel caso di Mauro Giori, docente di Storia e critica del cinema presso l’Università degli Studi di Milano, autore del libro Omosessualità e cinema italiano. Dalla caduta del fascismo agli anni di piombo edito da UTET, si può dire lo stesso ma con un lieto fine. Il suo interessantissimo volume, infatti, è l’edizione riveduta e ampliata di un saggio sullo stesso tema già pubblicato in lingua inglese.
Per le generazioni precedenti all’arrivo di internet e delle serie televisive in quantità ingestibile, due sono i nomi di registi omosessuali che si associano in automatico a questo tema. Luchino Visconti e Pierpaolo Pasolini. Nei trent’anni presi in esame dall’autore, dagli anni ’40 all’arrivo della pornografia negli anni ’70, si scopre invece che cinema e sesso furono questioni di straordinaria rilevanza politica e culturale. Crearono scontri tra una classe dirigente che cercava di imporre un silenzio totale e un pubblico che pagava il biglietto. E si muoveva lentamente verso la liberazione sessuale.
Cinema e sesso
Da non dimenticare, infine, che le sale cinematografiche furono anche per decenni luoghi di incontro e di consumazione di atti erotici clandestini in un’Italia dove regnava un pregiudizio morale nei confronti dell’omosessualità.
L’industria cinematografica produce sia rappresentazioni opprimenti e stereotipate sia narrazioni contrarie. Provocatorie e alternative. Si crea una storia ricca di discorsi contrari. Ricavata attraverso una ricerca d’archivio e l’esame di oltre 600 film tra rappresentazioni d’autore e quelle popolari. Che secondo Giori, però, addirittura non danno fondo all’intero repertorio.
È importante capire e recuperare la coscienza che una comunità come quella LGBT, relegata a un ruolo di subalternità sociale espressa tra l’indifferenza o la rimozione fino all’attacco frontale, abbia sempre creato una sua propria cultura. In maniera diretta o indiretta. Questo libro, accessibile anche a un pubblico di non specialisti, è un’ulteriore rivelatrice pennellata nel grande affresco delle nostre vite arcobaleno.